Davvero una grande e bella impresa: progetto, appalto veloce, avvio rapido del cantiere, lavori “a manetta” pur con qualche complicazione (le crepe nelle case), tempi addirittura anticipati, nessun ricorso legale, nessuna indagine: questi 3100 metri della “variante di Pusiano”, inaugurata ieri è proprio “un bel ööv föra del cavagnöö”, una cosa insolita, eccezionale, qualcuno l’ha chiamata “un miracolo” nel desolante, cronico andazzo delle opere pubbliche in Italia. Forse ci sarebbe da appuntare medaglie, dare riconoscimenti pubblici. Però mi viene in mente mio padre quando, una volta superai un esame difficile e mi aspettavo un regalo, o almeno una pacca sulla spalla. Lui mi rispose: «Perché? Era il tuo dovere essere promosso, quindi una cosa normale». Però, a guardar bene, forse non si deve mancare di esprimere qualche caldo riconoscimento. Perché, ormai purtroppo la cosa normale in Italia sono le opere che non sono mai realizzate, o fatte con anni di ritardi per i tristi motivi che tutti noi conosciamo. Ecco quindi che questa “variante di Pusiano” offre più di un motivo per essere citata come un bell’esempio, un modello da seguire. Speriamo che questo bel risultato faccia scuola.
Per noi vecchi cronisti che per tanti anni abbiamo dovuto occuparci anche di vicende e tormentoni brianzoli e lariani, la galleria di Pusiano è sempre stata un miraggio, una speranza all’ordine del giorno. Mi ricordo che cominciai a scriverne negli anni Sessanta. Un ragazzo e una ragazza di queste parti, che studiavano ingegneria al “Poli”, presentarono in coppia una tesi di laurea che prevedeva una galleria capace di saltare Pusiano. Un disegno ardito, che, mi pare ottenne una votazione molto alta. Il loro progetto non trovò realtà. Però loro si sposarono. Scrivemmo che quello era un auspicio perché, una volta o l’altra, il “buco” fosse fatto davvero. Ma le aspettative e le speranze si alternarono, via via alle delusioni. «Vuoi vedere che faranno prima il ponte di Messina della galleria di Pusiano», qualche volte ci dicemmo. Non ci credetti fino a quando vidi le macchine cominciare a fare il buco.
Tutto questo però impone qualche riflessione. Di sicuro quando percorrerò questa nuova, lucente, attraente galleria mi sembrerà che Como e Lecco abbiano trovato l’occasione per sentirsi ancora più vicine e quindi pronte per quella riunione provinciale che quasi tutti si augurano. Però penserò anche ad altri paesi comaschi quelli sulle sponde lariane: Colonno, Sala, Ossuccio, per esempio. Speriamo che questo bel lavoro brianzolo serva come slancio per dirottare un po’ di “danée” anche per le gallerie nuove della Regina. Questo è impegno più che sacrosanto.
L’entrata in funzione della “variante di Pusiano” è però solo una prima fase. Da oggi comincia l’atto secondo quello che avrà come protagonista un paese che finalmente, senza più le centinaia di Tir, trova pace e tranquillità, ma anche il rischio di restare isolato. Ieri all’inaugurazione il sindaco Andrea Maspero ha detto che ora Pusiano può contare con convinzione sul turismo: parole importanti, ma anche ovvie. Su cos’altro potrebbe contare? L’impegno è pesante, però realizzabile. Certo occorrerà intelligenza, fantasia, intraprendenza, cultura. Alcune risorse sono già emerse, così come qualche errore (l’abbattimento della casa del pescatore), però i valori sembrano molto più forti dei lati negativi. Questa sera ci saranno i “fuochi”. Ci sarà folla. La speranza è che (anche tra un po’ di tempo) tanta gente dica: «Andiamo a Pusiano a passare la serata in riva al lago».
Ps. Per la grafia della frase in dialetto mi sono riferito al dizionario della “Famiglia Comasca” uscito l’anno scorso.
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