Dice il direttore: “Facciamo un editoriale sul sindaco di Como?”. Davanti al foglio bianco, però, crescono i dubbi: ma c’è un sindaco a Como? Certo, si chiama Mario Landriscina e nella vita precedente ha lanciato e diretto con successo il servizio di urgenza ed emergenza dell’ospedale Sant’Anna, quello che salva le vite consentendo ai medici e agli altri operatori di guadagnare minuti preziosi. Di fatto una delle branche più operative della sanità che richiede competenza, lucidità, prontezza di riflessi, capacità di non guardare in faccia a nessuno in nome di un principio supremo che è quello della vita umana, e una forte propensione al decisionismo. E allora i dubbi aumentano ancora. Sarà la stessa persona? Non è che il dottor Mario Landriscina è rimasto in segreto a gestire i soccorsi e ha mandato in Comune un “cartonato” con la sua figura? Eh sì perché del Landriscina primo cittadino sembrano essersi perse le tracce, ammesso che, dal giorno della sua elezione, siano mai apparse. Palazzo Cernezzi, in questo anno e rotti dall’insediamento della nuova Giunta, si è caratterizzato soprattutto per l’iperattività della zarina e le altre:l’assessore Elena Negretti, abile a tirare tutte le fila, la vicesindaco Alessandra Locatelli, leghista d’assalto e la componente della giunta, ora con un mezzo piede fuori, Simona ex super Simo Rossotti moto perpetuo a tutto tondo e tutta presenza fino a poco tempo fa. Alla compagnia in rosa si potrebbe aggiungere anche Anna Veronelli, presidente del Consiglio comunale, un’altra che spunta un po’ dappertutto. Poi ci sono gli altri assessori: i concreti Galli e Butti Marco, il part time, nonostante i carichi di lavoro assegnati, Vincenzo Bella e l’altra Locatelli, Amelia, meno dirompente delle colleghe e ora in “stallo” per i forti mal di pancia del partito che l’ha indicata: Forza Italia. La beffa è che dopo tutta questa frenesia al femminile, ora di lady nel team di governo, per legge, ne sono rimaste troppo poche.
Infine Francesco Pettignano, il Fregoli dell’esecutivo cittadino. Fuori dalla squadra con una maglia, quella azzurra, in senso politico naturalmente, e di nuovo dentro con la casacca tricolore di Fratelli d’Italia. E qui, ma non solo, entra in gioco il plotone di dubbi su Landriscina. Se non ci fosse un cartonato seduto nell’ufficio del primo cittadino si sarebbe accorto di quanto accade nella sua nuova casa e appunto, avrebbe tuonato: “E qui comando io, e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va”. Invece vanno e vengono sotto i suoi baffi senza che lui proferisca una parola. Qualcuno dirà: pretenderete mica di far parlare un cartonato? La questione sta proprio qui. Noi comaschi vogliamo un sindaco. E da Landriscina, la generazione che andava al cinema, si attendeva e si aspetta un interventismo meno cruento ma degno di Robert Duvall, sull’elicottero in Apocalypse Now. Inutile nasconderlo: una delle ragioni alla base della vittoria del dottor Mario era proprio la sua fama di decisionista che avrebbe saputo governare la città tenendo le briglie salde.
Perché è meglio ricordare che il sindaco è scelto dai partiti come candidato ma eletto dai cittadini e solo a loro dovrebbe rispondere. Poi nessuno è sceso giù con la piena e sa benissimo come gira il fumo e che una mediazione bisogna trovarla sempre. Ma qui l’impressione è che tutti facciano il bello e il soprattutto il cattivo tempo dentro il palazzo di via Vittorio Emanuele senza che chi di dovere si decida ad avvisare che la ricreazione è finita, che se non si balla sullo spartito che suona lui, la baracca crolla e i burattini senza fili tornano a casa. Queste sono le prerogative che la legge attuale conferisce al sindaco. Non a un cartonato. E i comaschi si aspettano che un ruggito dal primo cittadino e che si decida a esercitarle in nome e per conto loro e per il bene di questa città che non ne più di essere bella ma anche sventurata. In precedenza abbiamo avuto sindaci andati in corto circuito con le forze politiche che li sostenevano, l’esperienza di una fascia tricolore che va in “loop” con se stessa è inedita e vorremmo evitarla. Prima che sia troppo tardi e che anche questa esperienza amministrativa finisca per languire come altre in una paralisi generata da veti incrociati, autorefenzialità e figure non all’altezza dei ruoli ricoperti, Landriscina batta un colpo. E che sia forte tanto da farsi sentire nel palazzo e fuori. Ricordi che nel suo ufficio si sono seduti un certo Gelpi, un tale Spallino e un tal altro Botta che hanno lasciato segni imperituri a Como.
“Cercasi Susan disperatamente”, a proposito di cinema, era il titolo di un film degli anni ’80. Il remake in salsa comasca potrebbe essere “Cercasi sindaco disperatamente”. E se non si trova, meglio passare al prossimo. Che già si scalda senza neppure doversi muovere. Perché tutti a quanto sembra, stanno lavorando per lui.
@angelini_f
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