Sbagliando si impara, diceva il frate Cimabue di un fortunato spot d’antan nel compianto Carosello. E il centrodestra comasco sembra aver tratto una bella lezione dagli errori commessi in passato che lo hanno portato a distruggere in poco tempo un sistema di governo capillare del territorio, lasciando campo libero alle truppe del centrosinistra che hanno conquistato gran parte delle amministrazioni comunali lariane. Certo tutto discende dall’ex Cavaliere incamminato sul suo “sunset boulevard” ,ma anche i suoi epigoni locali ci hanno messo del loro: dividendosi, litigando, combinando una serie di corbellerie atomiche come il cantiere del lungolago e mandando allo sbaraglio innocenti candidati sbagliati dopo aver incassato compilation di rifiuti da quelli che sarebbero stati giusti.
Acqua passata sembra. Innanzitutto, dalle nostre parti la coalizione sembra aver ritrovato quell’unità tra le varie anime che altrove non si riscontra e che anche qui in passato era venuta meno. E poi i primi due colpi sui candidati sindaco lasciano intendere che stavolta si fa sul serio. A Como, se scioglierà la riserva, Mario Landriscina è un jolly pesante da mettere sul tavolo delle elezioni comunali. Un personaggio in grado di pescare consensi anche al di fuori del recinto sempre più ridotto del centrodestra. Perché l’idea di fondo, peraltro non originale ma efficace, è questa.
Non si può più contare sul traino berlusconiano e, da noi, anche formigoniano che fece vivere al centrodestra un’età dell’oro in termini di voti per quasi vent’anni. A quel tempo, non ce vogliano gli interessati, il giudizio non riguarda le persone ma la situazione, i candidati al di là delle loro qualità, avevano un’importanza relativa.
Il brusco risveglio successivo all’uscita di Formigoni dal Palazzo Lombardia, alla lenta ma inesorabile implosione dell’alleanza a livello nazionale e ai travagli della Lega passata da Bossi e Salvini, ha costretto i capi del centrodestra comasco a rimboccarsi le maniche.
Il “metodo Landriscina” è stato applicato anche per la scelta del candidato sindaco di Olgiate che è il comune più importante tra quelli che andranno al voto a giugno. Roberto Briccola non ha ancora pronunciato il sì definitivo. Ma con ogni probabilità sarà lui a guidare la coalizione nel tentativo di riprendere il municipio ora governato dal centrosinistra di Maria Rita Livio. Briccola è un imprenditore noto e apprezzato a Olgiate e non solo. Anche la sua è una candidatura in grado di intercettare un elettorato trasversale.
La città attraversata dalla statale Briantea diventa così una sorta di laboratorio politico da cui si potranno trarre, per tutti gli schieramenti in campo, indicazioni in vista delle elezioni 2017 quando saranno chiamati alle urne i cittadini di Como, Cantù e Erba. Solo quest’ultimo centro è guidato dal centrodestra e anche qui molto per merito di una candidata azzeccata come Marcela Tili.
A tutto questo attivismo dei moderati, il centrosinistra non sembra rispondere con la stessa brillantezza. A Como l’alleanza fa quadrato sul Lucini bis, altrove le idee non sono chiarissime. Sembra una situazione speculare a quella del centrodestra di alcuni anni fa. Potendo contare sull’effetto Renzi, il Pd e gli alleati sembrano sentirsi sicuri di portare a casa tutto il piatto. Ma proprio il precedente degli avversari dovrebbe servire da esempio.
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