Rifilata alla Regione la patatissima bollentissima del cantiere sul lungolago e con la Ticosa purtroppo destinata a restare ancora a lungo in un vicolo cieco o parcheggio con vista sui ruderi se preferite, si pone una domanda d’obbligo: “C’è la campagna elettorale, cosa mi metto?”. Perché negli ultimi 15 anni, gira e rigira, da destra come a sinistra o al centro e nelle liste civiche i due piatti forti di ogni pre voto amministrativo sono stati questi due. Quante ricette per cucinarle, specie nel caso dell’area che ospitava la grande tintostamperia. Nessuna però, neppure degna di partecipare a un cooking show di quelli che vanno tanto di moda adesso.
Nel frattempo però accadeva qualcosa a Como. Un fenomeno in crescita spontanea, un po’ disordinata che è esploso negli ultimi anni: il turismo.
I dati che potete leggere nelle pagine di cronaca riferiti al periodo estivo del 2016 consentono, per una volta, di usare la parola boom in senso proprio. Il settore delle vacanze, insomma, si avvia a diventare quello trainante dell’economia locale. E la nostra città, assieme a Milano, si presenta come la più vitale della Lombardia in questo senso.
Le ragioni di una simile crescita sono molteplici. Alcune non dipendono neppure da Como e dal suo lago in sé, ma da effetti collaterali: dalla minaccia terroristica che ha portato i turisti stranieri a evitare alcune mete o dallo straordinario traino di un testimonial come George Clooney e tutto il mondo che si porta dietro e si porta pure, ogni tanto, dalle nostre parte.
Ci sono però delle concause determinate da interventi nell’ambito locale che hanno contribuito a mettere ancora di più in risalto l’innegabile bellezza dei nostri luoghi. Per restare in città, dove la crescita è stata forse più eclatante come testimonia l’aumento quasi esponenziale di case vacanza e B&B nel centro storico, gli interventi urbanistici messi in atto dalla Giunta Lucini hanno avuto un peso importante. Che il bilancio complessivo di questa amministrazione che va a conclusione non sia certo felice è un fatto. Su alcune cose però, bisogna lasciarla stare. L’aumento degli spazi pedonali nella Città Murata e il restyiling delle piazze sono stati catalizzatori per il turismo, così come la scelta di collocare sulla diga foranea il monumento dell’archistar Daniel Libeskind. Mettiamoci anche, in prospettiva, la pur pasticciata e tardiva gestione dei lavori che faranno risplendere ancora di più due gioielli come Villa Olmo e il suo parco, grazie al contributo della Fondazione Cariplo e di una scelta politica strategica e il cerchio si chiude. E non va dimenticata anche una scelta operata anni fa e rivelatasi lungimirante: quella del sindaco Antonio Spallino che, oltre ad inaugurare la prima zona pedonale, pose sulla Città Murata, con la collaborazione dell’architetto Luigia Martinelli, dei vincoli molto rigidi che l’hanno preservata dal rischio tutt’altro che peregrino di scempi. Contrappesi negativi che però non sembrano aver inciso più di tanto sono ovviamente il lungolago con il cantiere bloccato (per fortuna rimane la passeggiata degli Amici di Como che registra nei fine settimana di bel tempo una densità di presenze impressionante) e i problemi legati ai crescenti flussi di traffico diretti in convalle e alla gestione dei parcheggi. Un problema, quest’ultimo come altri, che richiama alla necessità di saper governare e consolidare il fenomeno del turismo a Como.
Ecco perché il piatto forte della campagna elettorale ormai partita non può che essere questo. Il rischio di farsi scappare di mano la faccenda con ricadute disastrose per Como esiste, eccome. Sul tappeto ci sono l’immagine della città, la ricettività, l’offerta, la trasformazione anche sociale di un centro in cui, come segnala l’assessore all’Urbanistica, Lorenzo Spallino, la possibile prospettiva a lungo termine è l’espulsione dei residenti. Como si gioca il suo futuro e il gioco potrebbe essere duro. Vedremo se gli aspiranti sindaci e amministratori saranno abbastanza duri per cominciare a giocare.
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