Allora le camicie bianche non andavano proprio di moda, anzi. Nel 1931, ormai da nove anni, al governo c’era un’ex socialista di Forlì, Benito Mussolini, e l’abbigliamento più a la page era fatto con un tessuto derivante delle pecore sarde, l’orbace. Tra i soggetti citati non è sopravvissuto neppure il Partito socialista, solo Forlì e forse l’orbace. Eppure, di quell’anno, rimane in vigore, a Como, un regolamento comunale che ha generato la figura di palta fatta dalla nostra città con il pianista itinerante Paolo Zanarella, colpevole solo di pensare di vivere
dentro il terzo millennio, e non all’epoca del Trio Lescano e dell’orchestra del Cinico omonimo e più famoso dell’estensore di questo articolo.
Quando c’era lui caro lei, mica si poteva andare tanto i n giro a suonare per le strade con i pianoforti o altri strumenti.
Insomma, il regolamento a cui si è appellato lo zelante agente del comando di polizia locale comasco per allontanare il concertista di piazza Cavour, risale proprio al 1931, nono anno dell’era fascista ed è sopravvissuto al regìme che l’ha emanato, a una guerra mondiale, al boom economico, all’uomo che passeggia sulla luna, all’avvento della televisione,di internet, dei telefonini, al Sessantotto e al Settantasette, a sei papi, a una serie di campionati mondiali perduti dall’Italia, persino a due vinti, addirittura alla Dc.
Insomma, quando Renzi dice che nella pubblica amministrazione c’è grasso che cola, farebbe bene a preoccuparsi un po’ anche di quello stantio di cui è impregnata una burocrazia, questa sì, che non ha uguali al mondo. Una burocrazia a strati. Che un agente della polizia locale, chiamato a fare il suo dovere (perciò non fa né crocifisso né ridicolizzato), debba agire sulla base di un regolamento di 83 anni fa che non si è riusciti a debellare neppure introducendone, come ha fatto il Comune di Como, uno nuovo e più aderente ai nostri tempi, è l’esempio di come qualsiasi battaglia contro la burocrazia italiana, potrebbe rientrare in quella famosa storiella che raccontava Andreotti (che nonostante la sua longevità non è riuscito a sopravvivere alle normative lariane) su quelli che stanno in manicomio perché si credono Napoleone o perché vogliono risanare le ferrovie dello Stato.A questi si potrebbero aggiungere coloro che pensano di mettere a terra la nostra burocrazia.
Alla speranza che Zanarella possa tornare a deliziare i comaschi con le sue melodie, si può associare quella per cui magari si possa mandare in pensione questo benedetto regolamento che disciplinava il traffico di diligenze e Balilla e normava gli schiocchi di frusta e il tiro ai piccioni viaggiatori. Certi che, come diceva il sergente maggiore Lo Russo, alias Diego Abatantuono in Mediterraneo, chi vive sperando, muore in un modo poco onorevole.
Perché contro la nostra burocrazia ottusa, occhiuta e stratificata, soccombe anche la speranza. Che, come dice il proverbio, è sempre l’ultima a tirare le cuoia.
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