“Ma dove vai bellezza in bicicletta?” Nel giorno del cordoglio per Silvana Pampanini, una delle protagoniste della commediola perpetuata da questo motivetto, potrebbe venir da chiedersi dove voglia arrivare Daniela Gerosa, assessore comunale di Como a molte cose tra cui la Mobilità e lady di incontestabile fascino, appassionata delle salutari due ruote senza motore.
Perché il mega progetto per i 32 chilometri di piste ciclabili, forse la prima proposta di largo respiro per contrastare il traffico elaborata da un’amministrazione comunale nostrana dai tempi lontani dell’avvento del “girone”, fa pedalare un po’ anche la fantasia politica.
Già, poiché la realizzazione delle vie da percorrere in città tutelando anche la propria salute e magari contribuire ad alleggerire il peso dello smog (un tema su cui si svolgono affollatissimi campionati di benaltrismo) interessa un arco temporale che va ben oltre la scadenza del mandato dalla giunta Lucini di cui Gerosa è una delle punte di lancia. Scadenza ormai alle porte se si considera che con le urne già prenotate per la primavera 2017, l’anno appena iniziato è l’ultimo utile per mettere in campo un qualchecosa.
Allora chi seguirà il progetto delle ciclabili, dopo il rinnovo dell’amministrazione, con il rischio magari che sugli scranni del Municipio si siedono quelli che... “le priorità solo altre”, perché si sa che a nessuno conviene schierarsi contro le bicicletta? Una domanda che potrebbe accompagnarsi a un pensiero, finora tutt’al più sussurrato perché si sa come funzionano le cose nella variegata galassia del centrosinistra comasco. Un pensiero peraltro sospeso almeno fino a quando non giungerà l’agognato e si spera non angoscioso responso dell’Autorità anticorruzione di Cantone sul cantiere del lungolago che contribuirà a determinare la decisione di Mario Lucini sul tentativo di un bis alla guida del Comune di Como.
Ecco perché navighiamo nell’ovattato e colorato pianeta della fantapolitica nell’ipotizzare in caso di una volontaria rinuncia dell’attuale primo cittadino al secondo giro, un’ipotesi Gerosa per tentare di mantenere a galla un centrosinistra, inevitabilmente in afasia perché a livello locale e con questi chiari di luna in termini di risorse, la massima di Andreotti sul potere che logora chi non ce l’ha, vale fino a un certo punto.
Tutto allora si potrebbe tenere: il progetto di lungo corso sulle piste ciclabili, l’idea più remota della pedonalizzazione del lungolago, e altre tessere che compongano un disegno di città meno prigioniera di un traffico oggi inevitabile e gravoso e non solo per l’insufficienza di parcheggi a ridosso del centro, che pure rappresenta una faccia non secondaria del problema. Un progetto politico che potrebbe aggregare quelle forze sociali di Como che guardano a uno sviluppo sostenibile e da sostenere in chiave turistica e che presuppone una rinnovata identità della città. Potrebbe essere una delle poche armi efficace per il centrosinistra contro un centrodestra ricompattato e pronto e infilarsi nelle piaghe lasciate aperte dall’amministrazione uscente. Insomma, la corsa della bellezza in bicicletta Gerosa potrebbe portare verso traguardi oggi forse impensabili. Intanto però è comunque partita.
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