C’è un vecchio proverbio che recita più o meno: «Gliene manca sempre uno per fare trentuno». Non a caso, di solito, lo si citava in dialetto comasco. Perché Como sembra proprio essere la terra in cui le cose non sono mai fatte bene del tutto. Il che non significa che siano realizzate male. E la cosa volendo fa ancora più rabbia. Un esempio è quello dell’ampliamento della zona a traffico limitato finora l’intervento più qualificante dell’amministrazione Lucini, pronto per essere completato con gli ottimi progetto di riqualificazione delle piazze.
Il centro di Como, si sfida chiunque a dimostrare il contrario, è certo diventato più attraente grazie all’attuale governo cittadino. Però poi la Giunta, con tutte le motivazione legittime, dice no al parcheggio sotto le Mura in viale Varese che sarebbe stato il tassello conclusivo della città turistica.
Vabbeh. Ammesso che opporsi al progetto sia un errore (la materia è opinabile) è umano. Ma, tanto per non uscire dal mondo dei proverbi, la perseveranza è diabolica. Perché l’esempio numero due è quello dell’Infopoint del Broletto. Un’altra opera da inserire nel filone della riqualificazione del centro storico. Al di là dell’ufficio, ben realizzato, è stato anche restituito alla città un pezzo di centro prima territorio di personaggi border line che, senza nessuna volontà di criminalizzarli, non erano proprio un bel vedere in una piazza Duomo super frequentata dai turisti attratti dalla bellezza esterna e interna della nostra Cattedrale.
Qual è l’uno che manca per fare trentuno anche con l’infopoint? In realtà sarebbero due. Il primo è la persistenza in centro dei vecchi totem che indicano un punto sbagliato per le informazioni turistiche. Il secondo è l’orario d’ufficio del nuovo servizio al Broletto che alle 17,30 tira giù la cler (come si usava dire una volta per intendere serranda). Cari turisti che venite a Como, sappiatelo. Se volete sapere dove andare e cosa visitare fatelo prima delle cinque e mezzo post meridiane. Altrimenti arrangiatevi. Non ce ne fossero, poi, di persone che girano per la Città murata la sera. Invece è una ressa. A meno che non siano sempre le stesse costrette a vagare senza meta nella “vasca” cittadina per l’assenza di informazioni turistiche nelle ore crepuscolari. Ecco perché fa rabbia. Non ci fossero l’Infopoint, le piazze riqualificate, le cose buone fatte da questa amministrazione ci sarebbe da prendersela meno. Così invece.
Peraltro la questione dell’orario d’ufficio al punto turistico fa il paio con quella della festa comandata di Sant’Abbondio in cui sono stati chiusi quei musei che, paradosso dei paradossi, in molte altre giornate segnate in rosso sul calendario, restano aperti. L’assessore Cavadini, da elogiare per la sincerità ha ammesso che è stata una dimenticanza. Va bene. Ma per accompagnare l’ineludibile trasformazione di Como da città industriale a turistica, dopo un’estate che tra Expo e non solo ha regalato un numero di presenze a occhio mai visto in precedenza, ci vorrebbe un po’ di attenzione e applicazione in più. Da parte di tutta l’amministrazione. Perché davvero per fare trentuno, lo dice anche il proverbio, non servono le grandi strategie. A volte è sufficiente guardarsi intorno.
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