Tra un anno i comaschi avranno la loro tangenziale, quella di cui si parla da vent’anni e oltre nell’ambito della Pedemontana. Sarà una strada dimezzata, anzi - chilometri alla mano - più che dimezzata visto che sarà completato soltanto il primo tratto, quello che va dall’autostrada A9, e più precisamente dallo svincolo di Grandate, fino alla piana dell’Acquanera, ad Albate.
Due chilometri e 400 metri di autostrada a quattro corsie (due per senso di marcia) di cui una parte in galleria e il resto viadotto che costeranno, per ciascun viaggio, 60 centesimi. Per chi lavora, nella migliore delle ipotesi vorrebbe dire 1.20 euro al giorno, nella peggiore (con quattro viaggi) 2.40 euro giornaliere. Fare i conti è facile e lo è altrettanto capire che diventa molto difficile pensare che, un cittadino normale, decida di spendere 60 centesimi per risparmiare dieci minuti.
Non a caso, infatti, la tangenziale di Como, quando era stata pensata e progettata per collegare l’autostrada alla Como-Bergamo (ad Albese) e per questo era composta da due lotti che, negli accordi iniziali, avrebbero dovuto essere “prioritari” sull’intero sistema Pedemontano. Questo vuol dire che avrebbero dovuto essere realizzati e finanziati prima di qualunque altra tratta. La storia del secondo lotto, purtroppo, è nota e il finale è tanto semplice quanto drammatico: troppo costoso, stralciato dal progetto da Roma su indicazione della Regione. A contribuire al risultato i comaschi, quelli che stavano nelle stanze dei bottoni al momento delle decisioni e quelli che – addirittura – stavano e stanno contemporaneamente in Enti locali e nelle società che il destino dell’opera lo hanno deciso. Nessuno ha picchiato i pugni sui tavoli, nessuno ha pensato che, forse, se nel 1999 era stato messo nero su bianco che la tangenziale andava realizzata intera, in qualche modo si sarebbe potuto e dovuto chiedere il rispetto di quell’accordo. Si sarebbe dovuto pretendere di capire perché il progetto preliminare da 256 milioni è lievitato fino a raggiungere la cifra di 859 milioni di euro del definitivo e perché, quando era ormai chiaro che i costi stavano schizzando alle stelle, si sia comunque dato corso a una progettazione milionaria per una strada che non si farà. Chi doveva metterci la faccia in molte occasioni non l’ha fatto, mentre altri la faccia l’hanno perfino girata dall’altra parte per essere certi di ignorare il problema. La voce l’ha alzata, per la verità, solo qualche dirigente, costretto poi a rimettersi alle non decisioni della politica.
E così tra un anno – per colpa dei comaschi seduti su poltrone diverse - ci si ritroverà con una tangenziale monca e carissima. Per arrivare alla barriera di Milano da Fino Mornasco si spendono oggi 70 centesimi. E i chilometri non sono certamente 2.4. La beffa, tra l’altro, potrebbe non essere solo per i comaschi, ma anche per la stessa società Pedemontana. L’amministratore delegato dice chiaramente che il pedaggio serve per finanziare i lavori. Ma il rischio è che la società si ritrovi in un futuro non troppo lontano a dover fare i conti con un introito decisamente ridotto se il tratto stradale dovesse avere scarso appeal per gli automobilisti e gli effetti sul budget sono fin troppo evidenti.
Forse allora la proposta del sindaco di avere - fosse anche come risarcimento per gli schiaffoni presi - la mezza tangenziale gratuita è di assoluto buonsenso e andrebbe presa in seria considerazione.
Perché in fondo se Como ha la tangenziale monca, da altre parti le autostrade si sono fatte e si stanno facendo. Ma evidentemente, dalle altre parti, qualcuno i pugni li ha picchiati sul tavolo. E qualcosa ha ottenuto.
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