Amministratori pronti a collaborare con i ragazzi per trovare alternative e altrettanto per porre fine a una situazione che non si può accettare. I ragazzi con la passione dello skate hanno creato un nuovo posto in città dove esercitarsi. Si chiama “Sanfra”, anzi, più precisamente si chiama “il Sanfra”. È il sagrato della chiesa di San Francesco, in pieno centro, che è stato eletto dagli skaters a skate-park.
In realtà, più che eletto, è stato proprio trasformato in un mini skate-park con tanto di rialzi e ostacoli attorno e suoi quali sfrecciare e fare acrobazie.
E no, dicono i residenti che scrivono al sindaco, così non si fa. Certo che non si fa, certo che una piazza pubblica non può diventare “privata” e trasformarsi in uno spazio per skaters ed è ancora più certo che chi abita vicino a San Francesco non può sorbirsi il rumore delle rotelle sulla pavimentazione.
Bene fanno i comaschi a lamentarsi, ma altrettanto bene fanno i ragazzi, comaschi anche loro, a fare per riempire il vuoto dell’offerta pubblica.
Gli adulti discutono, fanno i conti (per forza) con le leggi e i soldi che non ci sono, pensano e progettano, i più giovani invece agiscono. Ci serve uno skate-park a Como, quello che c’è, perché c’è, non va bene perché a skatare lì si rischia l’osso del collo, e allora ce lo facciamo noi lo skate-park, a San Francesco. I giovani decisionisti, con i fatti dimostrano alla politica che ci sono bisogni che non si possono più rimandare.
Sono i bisogni di avere un parco per sfrecciare sulla tavola, di poter esprimere la propria creatività (si aspetta un posto dove gli writers veri, non gli imbrattatori, possano dipingere), di poter fare sport in strutture sicure, di ritrovarsi a chiacchierare e ad ascoltare musica senza rischiare la secchiata d’acqua dalla festra di chi vuole, e ha diritto, di dormire.
I ragazzi hanno bisogno anche di queste cose, perché queste opportunità di aggregazione fanno parte della loro crescita e sei ragazzi non ce le hanno se le cercano, e se le cercano e non le trovano se le creano, come il bambino che non avendo una macchinina giocattolo se ne costruisce una con i tappi di sughero e il cartone.
A Cantù il parco per gli skate c’è, vero, e sembra che funzioni anche bene, chi lo gestisce, ragazzi, stanno organizzando una colletta per sistemare le rampe da skate e realizzarle in cemento, a Como, la pista da skate dei giardini a lago, secondo i ragazzi è pericolosa, con blocchi di cemento messi a caso.
«Forse gli amministratori pensano che siamo degli sbandati» dicono gli skaters o «forse - aggiungono - pensano che uno skate park sarebbe troppo redditizio, invece se ci fosse un progetto concreto, e se il Comune, avesse voglia di investire su uno skatepark e non sull’ennesimo campo da calcetto, ci potrebbero essere centinaia di ragazzi a utilizzarlo». E l’ultima è una frase che introduce un altro interrogativo. Adulti e amministratori sono davvero al passo con i ragazzi?
Sanno che in città ci sono, oltre alle migliaia di ragazzi che vogliono giocare a calcio, centinaia di ragazzi che vogliono uno skate park o che vogliono decorare pareti? Se sì, devono dimostrarglielo, se no devono ascoltarli. Altrimenti, i più piccoli che partecipano ai consigli comunali dei bambini si illuderanno di poter contare qualcosa, ma i desideri che scrivono nelle loro delibere da baby-sindaci e baby-assessori resteranno solo un gioco. Il guaio è che la parola gioco è una cosa molto seria, non è solo un gioco. E “il Sanfra” è lì a confermarlo..
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