Chi ha detto che la matematica non è un’opinione probabilmente non ha mai conosciuto i politici e gli amministratori italiani. Non per niente abitano qui gli inventori della finanza creativa.
Fateci caso: paghiamo sempre più tasse (a Stato, Regione e Comuni) eppure ogni volta che c’è un problema o salta fuori un’emergenza la risposta immediata che arriva è: «Non ci sono i soldi». Vale a Como per i rifiuti nel lago, per le buche nelle strade, per mille altre cose. Scusate, verrebbe da dire, ma allora come cittadini perché paghiamo le tasse?
È chiaro che è un ragionamento semplice semplice, da persone candide che ragionano con gli amici consumando l’aperitivo al bar. Ci saranno sicuramente spiegazioni da premio Nobel all’ignaro cittadino che osa porsi un interrogativo un po’ demagogico e qualunquista come questo.
Sì perchè la realtà è molto più complessa di quanto immaginiamo e la macchina dello Stato e quella dei Comuni somiglia alla Ferrari di questi tempi: tanti acciacchi, principi di incendio e bisogna fermarsi a spingerla un po’.
Così arrivano gli amministratori seri e preparati che ti spiegano che c’è un mostro minaccioso che blocca l’antro dove sono depositati i soldi. Questa figura della moderna mitologia statale si chiama patto di stabilità. Insomma i soldi ci sono ma non li possono spendere. Questo capita ai Comuni amministrati bene che hanno accantonato un po’ di quattrini per la bisogna. Poi ci sono quelli che invece fanno acqua da tutte le parti e allora ogni tot il governo - qualunque governo - si inventa una pozione magica che addormenta l’orrendo mostro per poter accedere alla caverna d’oro: l’intruglio è contenuto in una legge che regala soldi ora a questa ora a quell’altra città spendacciona e così dal cappello magico sono usciti il decreto salva Catania, il salva Napoli, il salva Roma.
Dando una netta preferenza alla mitologia greca che a quella della Ragioneria dello Stato ecco che il ragionamento sale mentre l’aperitivo scende. Così diamo per acquisita la lotta impari con il patto di stabilità e chiediamoci come mai lo Stato, le Regioni, i Comuni non hanno mai un soldo.
A Como il maltempo porta una montagna di rifiuti nel lago che fanno tanto mondo selvaggio davanti a piazza Cavour. La risposta immediata in una famiglia normale è che la rudera si mette nel secchio e si butta via. Qui no. Comune e Provincia spiegano per giorni che i battelli spazzino sono fermi, o inaudeguati, che mancano i soldi per ripararli e financo per comprare la benzina per farli funzionare.
Le strade si spaccano, l’asfalto si sbriciola e di tanto in tanto spuntano le buche che servono ai giornalisti per giocare associando il termine “groviera”. Qualcuno rompe la macchina, rovina le gomme dell’auto, cade in bicicletta o a piedi, si fa male e chiede i danni. Il Comune inevitabilmente risponde che non ci sono i soldi né per riasfaltare le strade, né per sistemare le buche. I Comuni più furbi si premuniscono mettendo bello bello il cartello “buche” e lo lasciano lì per mesi, per anni. Così si lavano le mani dalle responsabilità.
A Como si allaga la biblioteca? Risposta: non ci sono i soldi per i lavori. La prossima volta non fate nemmeno la domanda, datevi subito da soli la risposta. Ma allora, l’aperitivo è agli sgoccioli, che cosa diavolo paghiamo a fare nell’ordine: Tasi, Tari, Tosap, Irpef, bollo auto, addizionali sull’energia elettrica, sulla Rc Auto e via dicendo? Come spendono lo Stato, le Regioni e i Comuni i soldi che incassano? Volete provare a leggere un bilancio comunale e capirci qualcosa? Illusi. È più facile vincere il Nobel o bere un altro aperitivo.
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