L’atteso confronto tra Renzi e il Movimento 5 Stelle sulla riforma elettorale è destinato a non sortire alcun effetto politico malgrado siano in tanti a sperare che l’inopinata sortita dei grillini possa mettere in difficoltà il premier. Pia illusione, visto che, con la accorta mediazione di Verdini, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi hanno stretto un patto che va ben al di là delle riforme istituzionali.
Anche per questo il premier piace da matti alla destra, a Berlusconi e a quella parte di Italia che rimpiange la vecchia classe politica le cui magagne finivano, comunque, per regalare prosperità al paese. Diciamolo chiaramente, la sinistra italiana non sarebbe mai giunta al governo senza Prodi prima e Renzi dopo. Ci sono voluti due democristiani di razza per consentire alla sinistra di battere la destra. Naturalmente, questo ha comportato un costo politico di smisurate proporzioni: cioè, una radicale metamorfosi iniziata con Romano Prodi e giunta a definitivo compimento con Matteo Renzi.
La politica italiana è, ormai, diventata un’immensa distesa in cui destra e sinistra si sono completamente dissolte. Attraverso un imponente apparato mediatico, Berlusconi ha determinato una profonda trasformazione culturale della destra che le ha consentito di approdare al governo dopo decenni di “splendido isolamento”. Purtroppo, solo oggi la destra ha scoperto che, fagocitata dal Cavaliere, si é ormai persa traccia della sua presenza nella politica italiana. Sul versante opposto, stiamo assistendo, simmetricamente, alla medesima operazione.
In modo spregiudicato e con una buona dose di cinismo, Renzi ha saputo “scalare” il Pd e ridurre al silenzio la dissidenza interna. Piaccia o no, Berlusconi e Renzi sono “naturaliter” sodali, alleati e complici. La loro forza è quella di aver capito che agli italiani piace essere governati in modo deciso, risoluto e spiccio, senza le pastoie parlamentaristiche da cui trae origine quella palude che, storicamente, ha finito per ingoiare tanti governi e tanti leader. Se, dunque, con la tv, il Cavaliere ha raso al suolo la destra, attraverso la rete, Renzi e Grillo hanno annientato la sinistra. La verità è che non c’è più posto per le forme tradizionali di partecipazione, di militanza e di appartenenza. Oggi la partecipazione ha completamente cambiato pelle: è diventata molecolare, è fatta di interconnessione tra gruppi, di reti di soggetti che non sanno che farsene delle vecchie istituzioni democratiche. L’abilità di Renzi è stata quella di aver capito che la sinistra era troppo vecchia per battere la “neo-lingua” del berlusconismo e della tv.
Renzi ha, dunque, adottato quella lingua coniugandola con le nuove tecnologie. Da buon cattolico, il figlio non ucciderebbe mai il padre: per questo non succederà nulla dopo l’incontro, se ci sarà, tra il premier e i grillini. Siamo agli albori di un nuovo mondo. Matteo il Magnifico rappresenta solo l’epifania di questa modernità che sta partorendo una forma inedita di democrazia che per le vecchie generazioni è soltanto una forma occulta di populismo ma che, per le nuove generazioni, è un modo nuovo di vivere i rapporti sociali, di strutturare il pensiero e quindi, anche l’agire politico. Vedremo se, alla fine, avranno ragione i giovani o i vecchi.
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