Ci si chiede, mano a mano che passano le ore, se sia giusto per una moderna democrazia finire ostaggio di un caso giudiziario, per quanto importante come quello di Silvio Berlusconi. Forse non lo è. Tuttavia la realtà politica che affiora dietro l’attesa della sentenza Mediaset dimostra che le cose stanno in modo ben diverso.
In un certo senso è come se la sentenza della Cassazione, quale che essa sia, abbia importanza fino ad un certo punto: c’è una buona parte d’Italia che ritiene comunque colpevole il Cavaliere e un’altra che lo considera una sorta di messia politico perseguitato.
Visioni inconciliabili che continueranno a serpeggiare nella società italiana e che non a caso hanno fatto parlare di una ’’guerra civile fredda’’. In altre parole il problema non è la sentenza ma l’esistenza stessa di una figura politica come quella del Cavaliere e la sua influenza sullo scenario italiano. Il nodo è venuto una volta per tutte al pettine, insieme al problema mai risolto del rapporto tra politica e giustizia.
Del resto che i due alleati per forza, il Pd e il Pdl, non sappiano bene come uscire da questo pantano si capisce dalle dichiarazioni incrociate dei loro stessi esponenti. Il democratico Beppe Fioroni, per esempio, teme il saldarsi degli interessi di quanti nel suo partito vogliono accelerare la caduta del governo Letta e sbarrare la strada della segreteria a Matteo Renzi con quelli dei falchi berlusconiani in un catastrofico ’’big bang’’ delle larghe intese. Sul fronte opposto una delle fedelissime del leader Pdl, Maria Stella Gelmini, spiega a chiare lettere che l’alternativa a Berlusconi è Berlusconi (cioè non esiste una terza via), mentre c’è anche chi ipotizza di mantenere nel simbolo del Pdl la formula ’’Berlusconi presidente’’ anche in caso di condanna definitiva. Perciò l’atteggiamento prevalente nei due partiti è la speranza che non debba essere questo l’epilogo.
Matteo Renzi ha dovuto smentire la stampa di destra che ha parlato di una ’’solidarietà’’ espressa attraverso canali riservati al Cavaliere: il sindaco di Firenze sa di essere uno degli obiettivi di quanti non aspettano altro per confinarlo sulla destra dello schieramento democratico. Ma l’impressione è che in ogni caso il partito dovrà fare i conti con uno scenario inedito: i grillini osservano infatti che il Pd dipende dai processi di Berlusconi quanto il Pdl. Non è un’accusa che il Pd sembra in grado di digerire senza contraccolpi: come si potrebbe continuare a stare al governo insieme ad un partito il cui capo è stato condannato definitivamente per frode fiscale ma che continua a tirarne le fila?
Naturalmente tutto potrebbe cambiare con una sentenza di assoluzione o di rinvio in Appello per vizi di legittimità del procedimento pregresso. Ma il Pdl non sembra contarci molto e sospetta che l’improvvisa ’’fretta’’ del Pd di concedere la procedura d’urgenza alla riforma del Porcellum sia in realtà fretta di tornare al voto . Certo anche la decisione del governo di accelerare la discussione di tutti i principali provvedimenti sul tappeto sembra tradire la preoccupazione di una situazione in rapidissima evoluzione e nella quale potrebbe essere difficile prendere nuove decisioni. Tutto va messo subito su binari di sicurezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA