Non sarà un argomento molto natalizio ma purtroppo - o per fortuna, a seconda dei punti vista - di ‘ndrangheta e di crimine organizzato si è parlato nuovamente ieri a Villa Olmo, dove il prefetto, per uno scambio di auguri, ha incontrato un lungo elenco di rappresentanti di enti, associazioni, istituzioni.
È un po’ presto per tirare le somme su una guerra che questo territorio ha appena dichiarato, ma la sensazione è quella che - se non altro sull’onda delle emozioni suscitate dalle ultime inchieste dell’antimafia tra Como e Lecco - qualcosa si stia lentamente muovendo. Il prefetto ha annunciato qualche novità, a partire dalla formazioni di “white list”, liste bianche di aziende “doc” che si presumono avere le carte davvero in regola per poter gestire appalti pubblici senza che su di esse pesino sospetti. Ma ha anche annunciato l’intenzione di rendere davvero chirurgici i controlli sui subappalti.
La strada da percorrere è ancora molto lunga, anche perché l’Antimafia di Milano ha dimostrato una volta per tutte che il male non si annida, purtroppo, soltanto dietro a un cantiere - come ci siamo sentiti ripetere per anni - ma che al contrario ha saputo riciclarsi alla perfezione, trovando sempre fonti nuove di sostentamento, al cospetto di un tessuto economico e produttivo che purtroppo si adegua al clima.
Così, nel giorno in cui la cronaca registra la chiamata alle armi di un prefetto che sceglie una festa natalizia per affrontare il tema della malavita, è impossibile non prendere atto, per esempio, anche del pensiero dell’avvocato Roberto Rallo che, impegnato in un convegno dedicato a ’ndrangheta e illegalità, l’altra sera nella sala convegni di Unindustria ha voluto rimarcare l’assenza pressoché totale di imprenditori: «Se proprio in questa sede viene a mancare l’attenzione su queste tematiche, allora sarà difficile vincere la battaglia contro le mafie».
Le ha fatto eco Alessandra Dolci, pm antimafia: «Gli imprenditori - ha detto - hanno spesso un atteggiamento omertoso nei confronti di questi criminali».
È ovvio che nessuno ha intenzione di fare di tutta l’erba un unico fascio, e però è anche difficile dare torto al pm Dolci. Basta spendere qualche minuto tra le carte della procura milanese per scoprire che tante cose sono cambiate, e che l’omertà è diventata, in alcuni casi, anche collusione. Oppure ascoltare la testimonianza di quell’affiliato che un paio di settimane fa acconsentì di spiegare, a La Provincia, qualche meccanismo del “sistema”.
Che ormai si alimenta anche della compartecipazione di quei titolari di piccole, medie e grandi aziende che da un pezzo hanno smesso di rivolgersi ai tribunali per ottenere il pagamento dei loro crediti, e che al contrario bussano alle porte del crimine organizzato, consci del fatto che, con le sue maniere, esso si dimostri di gran lunga più efficiente di un giudice.
Quello che sfugge, se non a tutti senz’altro a tanti, è che questo progressivo “accreditamento” di mammasantissima e picciotti rischia di renderli davvero organici, e forse addirittura invincibili. La crisi economica non aiuta, lo Stato neppure, ma è un trend che va invertito. Le istituzioni ci provano, la prefettura ci prova. Serve un aiuto vero da parte di tutti.
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