Quando poco prima della mezzanotte la scrittrice (?) Lorella Zanardo – reduce da un torneo di canasta tra ex femministe over cinquanta – ha sermoneggiato a “Bersaglio mobile” su La7 che la verità sul caso Ruby è che, signora mia, le ragazzine del giorno d’oggi sono state rovinate da vent’anni di televisione machista e sessista che ha ridotto le donne a puro corpo, abbiamo tutti capito che anche l’assoluzione di Berlusconi stava trascolorando inesorabilmente nel grottesco.
All’estero sì che i media, ha proseguito trombonando con il ditino alzato, sanno
come comportarsi e come fare servizio pubblico e come fare cultura ed educazione e formazione e preparazione e prestidigitazione, e vedi un po’ che rispetto del pubblico dimostrano gli inglesi e che allure pervade i francesi e che serietà squadernano i tedeschi e che tenacia esibiscono gli americani, mica come noi con le nostre ragazzine e barbie e violette e ninfette, che a un certo punto uno si domanda, un po’ come per la scomparsa della mezza stagione, dove andremo mai a finire. Una summa di sociologhese perbenista terrazziero comparato da lasciarti indeciso se sommergere la scrittrice con una risata omerica oppure se andare a cercarla armato di badile... Come se prima che Ambra cantasse l’indimenticabile “T’appartengo” non fossero mai esistite le ragazzette ambiziose capaci di qualsiasi cosa – di qualsiasi cosa! -, soprattutto se in presenza di un signore laido e attempato, pur di fare carriera. Come se “Bellissima” di quel genio di Visconti e interpretata da quello stragenio della Magnani non avesse messo a nudo, in un’epoca in cui la pervasività dei media era poca o nulla rispetto a oggi, quella nevrosi genitoriale, quel trasferimento delle frustrazioni soffocanti e bovariane delle mamme sulle figlie senza che esistessero ancora né il Cavaliere con le sue schifezze né i guardoni e i bacchettoni della sinistra manettara. Come se i romanzi di Balzac e di cento altri - autori di livello forse non inferiore alla Zanardo – non fossero straboccanti di arriviste, arrampicatrici sociali, damazze ciniche e spudorate alla ricerca sanguinosa di un grande matrimonio, di soldi e di potere utilizzando la più antica e magnetica delle armi. La tivù italiana fa schifo? Certo. Le donne sono spesso strasfigurate in pezzi di carne? Senza dubbio. I media hanno tante colpe, immense, ad esempio la commistione tra informazione e potere? Di sicuro. Ma da qui a dire che producano prostitute in serie è una roba a cui può credere solo chi vive su Marte. Carne e corruzione sono due tòpos della storia dell’umanità, in qualsiasi epoca e in qualsiasi latitudine e cultura, fanno parte di quel groviglio di pulsioni, fobie e mistero che sono gli esseri umani. Altro che è tutta colpa di “Non è la Rai”…
Ma dopo la parentesi colta – che in quanto a spasso, in certi tratti ha ricordato “Noi no”, una trasmissione degli anni Settanta nella quale quel fenomeno di Raimondo Vianello fingeva di contestare lo show tutto lustrini e soubrette della Mondaini vestendosi da attore di teatro esistenzialista in calzamaglia – è partito il Bar Sport. E sono stati momenti indimenticabili. E tanti di noi oggi potranno dire: io c’ero...
A “Bersaglio mobile” è apparso uno grande e grosso che – urlando – ha ricordato al mondo intero che giustizia è fatta e che è una vergogna e che finalmente c’è un giudice a Berlino e che è stato un complotto e che qui qualcuno deve espiare per lo scientifico lancio di melma orchestrato contro Berlusconi, la sua famiglia, i suoi amici, le sue amichette, il suo governo e l’Italia intera. Tesi collaterale a quella di un piccoletto antipaticissimo che qualche ora prima – urlando – aveva ricordato al mondo intero che ora la grazia era un atto di mera decenza contro il colpo di Stato delle toghe rosse e subito una commissione d’inchiesta, una Norimberga, una Pallacorda, un gran giurì. Poi c’era un noto conduttore di talk show “de sinistra” con la barba sfatta e delle scarpe inguardabili che – urlando – ha ricordato al mondo intero che l’assoluzione non risolve lo scandalo politico e che è inaccettabile che un premier abbia quello stile di vita e all’estero ci disprezzano – forse Hollande un po’ meno degli altri, però – e che magari non c’è reato, ma intanto un posto da consigliere regionale a quindicimila euro al mese per l’igienista dentale è saltato fuori. Al quale però ha fatto da contraltare un giornalista di centrodestra col piglio del gagà meridionale che – urlando – ha ricordato al mondo intero che la Procura ha perso la partita e adesso deve pagare pegno e quanti soldi sono stati sprecati per perseguitare un innocente e quanti uomini impiegati in un lavoro inutile e la Boccassini è meglio che si ritiri. Ma a sua volta è stato zittito dallo stilita, dal monolito, dal ventriloquo occhioazzurrino delle Procure che – urlando – ha ricordato al mondo intero che è lui l’unico e il solo che conosce la cronaca giudiziaria in ogni angolo e pertugio e che Forza Italia e il Pd, che sono la stessa cosa, e che Renzi e Berlusconi, che sono la stessa cosa, e che la Severino e Orlando, che sono la stessa cosa, hanno cambiato le regole in corsa per salvare il Caimano.
E alla fine della fiera, mentre un poverocristo a casa, tra una minestra riscaldata e una pila di bollette da pagare, cercava affannosamente una pastiglia per il mal di testa, è arrivato il bravo conduttore che – urlando – ha ricordato al mondo intero che lì si era in casa sua e che si faceva informazione e che nessuno doveva mettersi a urlare. Che poi sia stato mandato “affncl” da quello grande e grosso, indispettito dal fatto che il bravo conduttore non facesse star zitto il ventriloquo delle Procure, che nel frattempo gli dava del somaro, è un dettaglio che regala una pennellata di simpatia a una serata già di per sé memorabile. Che però ha lasciato inevasa una domanda fondamentale per tutti noi popolo bue. Perché i mondiali di calcio sono finiti così presto?
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