Corruzione: giustizia
da cambiare subito

In tutti i paesi esiste quella che viene definita la “gift economy”, che significa, letteralmente “economia del regalo o del dono”. Si tratta di un universo parallelo al sistema dell’economia legale che si fonda su benefici, vantaggi e favori che derivano dalla capacità di tessere rapporti e relazioni. Non si tratta di corruzione vera e propria: ad esempio, si può favorire una carriera, una nomina, un’assunzione senza che, necessariamente, ci siano donativi o scambi di denaro.

Quando si parla di sistema economico, il cittadino conosce bene le varie stratificazioni di cui esso si compone: esiste una sfera legale che si fonda sul merito; esiste una dimensione (“gift economy”) che verte sulle raccomandazioni; infine, esiste una sfera illegale che si fonda sullo scambio corruttivo di denaro. Il problema nasce quando il corpo sociale finisce per smarrire le coordinate etiche che consentono di cogliere gli esatti confini tra ciò che è legale e ciò che non lo è. Da questa sovrapposizione si origina la tragica assuefazione del cittadino a ritenere eccezionale la tutela del merito e, di contro, ritenere del tutto normale ogni devianza, ogni prassi illecita e perfino ogni comportamento criminoso. Ventidue anni dopo Tangentopoli, prima con l’Expo e adesso con questa “sporca faccenda” capitolina, scopriamo che la mappa corruttiva del paese è diventata ancor più pervasiva e interstiziale. Assistiamo, oggi, ad una inedita tangentopoli di “parvenu” che non esita a coltivare legami organici con le mafie che, malgrado i proclami di tanti politici, continuano a vantare una grande capacità di penetrazione nell’universo della politica, locale e nazionale.

Si tratta, pertanto, di una corruzione ancor più complessa perché abitata e frequentata da personaggi minori, irrilevanti e, come tali, insospettabili. La sensazione è che, dietro la guerra di Berlusconi contro la magistratura, ci sia un pezzo del paese che, disinvoltamente, per anni ha coltivato i propri affari nella diffusa convinzione di godere di assoluta impunità. Dietro il paravento del Cavaliere, il sistema dei partiti ha simulato una bonifica etica che, in realtà, non c’è mai stata. Ancora oggi, il fenomeno corruttivo vede, infatti, i partiti come indispensabile crocevia per accedere al grande business. La verità è che i lavori pubblici restano un importante polmone finanziario per la politica che rischia di diventare ancora più importante dopo la recente abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Le due capitali del paese assurgono mestamente al ruolo-guida del malaffare: Milano con l’Expo e Roma con la vicenda di questi giorni, costituiscono la riprova delle gravi dimensioni della corruzione esistente nel paese che conferma, ancora una volta, una solida contiguità tra politica e criminalità organizzata. Il filo rosso che lega queste vicende giudiziarie è costituito dall’indifferenza del corpo sociale e dei partiti davanti ad una patologia del sistema che imporrebbe una serie di riforme divenute ormai indifferibili (prescrizione dei processi, falso in bilancio, reati finanziari).

È giunto il momento che Matteo Renzi dica chiaramente come intende riaccreditare il nostro paese che, secondo Transparency Internazional, vanta il triste primato del paese più corrotto d’Europa. In caso contrario, quando noi alzeremo la voce, i nostri partners alzeranno le spalle ridacchiando divertiti.

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