Così sempre più turismo
nel futuro di Como

Chi ha vinto e chi ha perso? È inutile commentare le decisioni della Fondazioni Cariplo come se si trattasse di stabilire il risultato di una partita di calcio. Da questo momento è meglio dire che ha vinto Como.

Inutile dividersi. Vano recriminare. Anzi, la classe dirigente comasca dovrebbe dire un grande, sincero grazie a Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, che ha guardato con un occhio particolare, attento, vicino e affettuoso a un territorio che gli è molto caro.

Un grazie a Guzzetti andrebbe detto dai comaschi per due chiare ragioni: la prima è per aver offerto alla comunità comasca la possibilità di una scelta meditata, ponderata, dibattuta anche se non condivisa (si è arrivati alla fase finale con due progetti importanti per il finanziamento da 5 milioni di euro). Ricordiamo infatti che l’annuncio ufficiale dello stanziamento complessivo di 7 milioni per la provincia di Como fu fatto proprio con un’intervista a La Provincia a maggio dell’anno scorso. In quell’occasione Guzzetti chiese alla classe dirigente comasca la capacità di indicare un progetto concreto che fosse decisivo per determinare una nuova fase di sviluppo della città e del territorio. Passarono alcuni mesi e venne avanzata la proposta del campus universitario al San Martino, un bel progetto. Un po’ costoso e con tanti, forse troppi soggetti coinvolti.

L’obiettivo era quello di radicare sempre di più l’università a Como, di darle un ruolo e una dimensione nuova che avrebbe influenzato la comunità locale irradiandola con le intelligenze e le competenze che sarebbero sbocciate in quel contesto unico qual è il parco del San Martino.

C’era in quel progetto il disegno di una Como futura che sarebbe stata sempre più una città universitaria, un centro di giovani, di studenti. I modelli di riferimento possono essere visti in Pavia e in Perugia e, all’estero, in Gottingen. Questo progetto bellissimo, però, è andato all’esame della Fondazione Cariplo con tanti, troppi nodi irrisolti: la mancata coesione dei soggetti coinvolti (a partire dalle due università, Politecnico e Insubria); la precarietà del piano finanziario (insufficiente persino per il primo lotto); la criticità di un intervento nel parco più grande della città con l’impegno di mantenere i vecchi edifici , quindi con i limiti di un complesso ottocentesco. E, infine, la previsione di un ateneo con meno di seimila studenti, cioè poche centinaia in più di quelli attuali. Il tutto con uno sforzo finanziario che avrebbe bloccato per molti anni le risorse degli enti locali e delle università.

Ecco allora, alternativo a quello di UniverComo, il piano presentato dal Comune di Como puntando su Villa Olmo e il suo parco e l’idea di un orto botanico. L’idea poggia sulle sinergie e le simpatie che potranno scaturire per l’Expo con Villa Carlotta (che da sola fa quasi 200mila visitatori l’anno), con le ville del lago, con la scuola di Minoprio (un fiore all’occhiello del nostro territorio), con Orticolario (in tre giorni fa più di 20mila visitatori paganti). Insomma, se il campus vedeva il futuro di Como più come città universitaria, il progetto di Villa Olmo la dipinge sempre più come città turistica. E poiché nel mondo Como non è conosciuta, almeno non ancora, per la sua università, bensì per la sua storia, i suoi monumenti e il suo splendido lago, ecco che la decisione della Cariplo è importante più dei soldi che dà: dice ai comaschi in quale direzione andare e quale futuro realizzare.

E questa è la seconda ragione per dire grazie a Guzzetti. Quello che i comaschi finora non hanno avuto il coraggio di scegliere e di perseguire con coerenza lo ha fatto lui. Si è assunto la responsabilità di indicare alla società comasca un concetto preciso: nel futuro di Como ci sarà sempre più il turismo.

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