Che un Dio ci sia, quando si guarda il cielo del lago di Como, è evidente», disse un giorno Robin Williams, ospite a Villa Erba. Credenti o no, è il momento per tutti i comaschi di alzare gli occhi, rendersi conto del luogo incantevole in cui ci è dato di vivere e trovare l’ispirazione per renderlo ancora più bello e appassionante.
Chi aspettava il momento per dire la propria sulla città, ora ha un’occasione d’oro. Dettaglio non irrilevante: per una volta non si tratta di criticare quello che fa qualcun altro, arte in cui sul Lario vi è una tradizione ormai secolare (non sarà un caso che, quando si tratta di citare un esempio di coesione e orgoglio cittadino, si faccia riferimento quasi sempre all’ormai lontanissima Esposizione voltiana del 1899). Si è chiamati, invece, ad avanzare proposte concrete da inserire nel dossier per giocarsi la sfida finale tra le 10 città italiane, rimaste in lizza per il titolo di Capitale della cultura per gli anni 2016 e 2017.
Qualche anno fa uno dei figli illustri di Como, lo scienziato Giulio Casati, tenne una memorabile lezione sulla “città delle occasioni perdute”: dalla possibilità di diventare sede del Cern (uno dei centri di ricerca più importanti del mondo, poi finito a Ginevra) negli anni ’50, alla prima proposta di istituzione dell’università datata 1973, fino al campus al San Martino e altre opportunità recenti. Puntualmente sfumate per colpa dei veti incrociati. L’idea di aprire a tutti la possibilità di inventare qualcosa di positivo per Como è, dunque, ottima, innanzitutto perché scardina alla radice questo meccanismo e alimenta un protagonismo positivo, che non fa bene solo ai ragazzini delle scuole, bensì a tutte le età.
Qualcuno, alla presentazione in conferenza stampa, ha subito criticato questa apertura indiscriminata: c’è il rischio di riempire ulteriormente i cassetti delle amministrazioni di progetti irrealizzabili... Può darsi, ma è giusto correrlo, perché in mezzo alla massa di idee (sperando che molti comaschi colgano l’opportunità di proporle attraverso il sito www.comocapitaledellacultura.it), se ne può sempre nascondere una brillante. E ce n’è bisogno per tenere fede a un progetto che è stato chiamato, prendendo in prestito il titolo da Vivaldi, “Estro armonico: le stagioni del lago”. Una denominazione che allude al sistema sinergico che si vuole creare per produrre cultura in città tutto l’anno e non solo durante l’estate dei festival, in questo 2015 più vivace che mai.
È il momento di dare fiducia a chi (Barbara Minghetti del Teatro Sociale e Salvatore Amura dell’Accademia Galli) si è inventato questa candidatura e di collaborare con i tre enti che si sono messi in gioco (Comuni di Como, Brunate e Cernobbio) e la Fondazione Volta che li coordina. L’invito di Amura a scordarsi il passato (di liti) è da raccogliere, mentre sarà bene ricordare, e valorizzare, la conoscenza e la passione per il territorio in cui viviamo, le infinite connessioni tra storia, arte e paesaggio che fanno del Lario un luogo unico non solo in Italia, ma al mondo. In questa sfida Como si gioca la propria identità e non può vincerla senza (ri)conoscerla e connetterla, ancor più profondamente di quanto non abbia fatto finora, con gli eventi che propone.
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