Sino a ieri Lenno era nota in tutta Italia per la passeggiata lungolago e per la Villa del Balbianello.Ma qualcosa di nuovo è accaduto tanto che a illuminare il volto del sindaco Mario Pozzi sono arrivate le telecamere delle televisioni nazionali.
Pozzi e i suoi assessori ha azzardato fare ciò che migliaia di altri colleghi con la fascia tricolore si sono limitati a pensare. E cioè mandare metaforicamente a quel paese il Governo rinviando a data da definirsi il pagamento della mini Imu, un pasticcio fiscale ma soprattutto un vero e proprio ordigno sociale in un Paese che non ne può più e che ha il sacrosanto desiderio di pagare meno (le nostre imprese sono mediamente le più tartassate d’Europa) ma soprattutto di non essere preso in giro un giorno sì e l’altro pure. Il caos sortito dall’abolizione dell’Imu e l’attuale incertezza su ciò che ci capiterà nei prossimi mesi sono inaccettabili. «È facile seguire la corrente, ben più impegnativo per le conseguenze che ne possono derivare, è rispondere no - ha detto il sindaco di Lenno per nulla pentito della scelta di disobbedire - sono lo Stato confusionario e il Governo in preda alle incertezze a dover essere processati».
Famiglie e aziende sono allo stremo, ulteriore caos rischia di avere conseguenze imprevedibili. In un Paese sfiduciato e spaventato, dove la considerazione della politica è sottozero e il Movimento 5Stelle è stato il partito più votato alla Camera, altro caos rischia di essere la classica scintilla incendiaria. I segnali di quanto l’esasperazione sia diffusa e radicata anche in un territorio, qual è il nostro allergico agli estremismi, non mancano. Ieri c’è stata una manifestazione anti tasse che in città non si è mai vista. Un centinaio di piccoli imprenditori, molti della Brianza dove questo movimento ha avuto origine, hanno sfilato per le vie del centro dietro uno striscione con la scritta “basta tasse”. Certo, come ogni protesta spontanea, questa del “drappo bianco” ha in sé molte contraddizioni e, prima o poi, dovrà confrontarsi con la fase della proposta.
Ma è miope chi non coglie in questa mobilitazione quanto nelle altre che hanno attraversato il Paese negli ultimi mesi, un campanello d’allarme. Su queste iniziative di protesta sarebbe saggio che la politica iniziasse ad aprire gli occhi. Ma, almeno per ora, c’è poco di che essere ottimisti se la reazione più diffusa è stata chiedersi: “Chi c’è dietro?” Bene, dietro non c’è altro che un gruppo di artigiani che ne hanno le tasche piene di pagare una montagna di tasse.
Il fondatore di tutto è un marmista di Carugo, Giuseppe Caggiano, e tutto va avanti grazie al lavoro volontario di un paio di colleghi e dei suoi familiari che, soprattutto grazie ai social network, sono riusciti a intercettare un po’ dappertutto soprattutto piccoli imprenditori vittime della crisi e del fisco.
La storia insegna che i movimenti dal basso spesso hanno determinato il corso dei fatti. Giusto per rimanere all’ambito fiscale, vale la pena ricordare che nel 1970 in California fu la marcia contro l’eccessiva pressione fiscale ad avviare le fortune di Reagan, prima governatore e poi presidente degli Usa.
Si trattava, anche allora, di una moto di rivolta iniziato dal cosiddetto cittadino medio, il mondo di tanti piccoli self made man decisi a non arrendersi di fronte a uno Stato oppressore. La storia non si ripete ma sorprende misurare quanto gli slogan di oggi siano simili a quelli di allora.
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