Da Lago a Logo
L’omaggio in rete

Dimmi che cosa metti sul desktop e ti dirò chi sei. Potrebbe essere così aggiornato quel vecchio slogan, considerata la nostra abitudine, oggi che il computer è presente nella gran parte delle postazioni di lavoro, a rappresentarci furtivamente attraverso l’immagine che selezioniamo come “sfondo” dello schermo.

Può essere una foto dei cari, oppure un’immagine scattata in vacanza: la spiaggia che ci aveva incantato, le cime che, con la loro imponenza, erano riuscite a stregarci. C’è chi esibisce ambizioni motoristiche e, in fondo, finanziarie: la sagoma di una Ferrari suggerisce il desiderio di una scalata sia della graduatoria automobilistica sia di quella economica. Ma spesso la foto che accompagna il nostro lavoro arriva a una sintesi più pura e astratta. Accade quando andiamo a selezionare l’immagine di una delle meraviglie che la natura offre in vari angoli del mondo. Si tratta quasi sempre di fotogrammi privi di identificazione: non sappiamo, a prima vista, se quelle distese verdi e ondulate siano in Irlanda o in Nuova Zelanda, se quelle cascate freschissime si trovino in Africa o in Sud America, se la foresta nereggiante appartenga alla Germania o alla Norvegia. Non importa: sappiamo che sono luoghi nei quali vorremmo rifugiarci, sintesi perfette della natura. Sono angoli incontaminati ai quali noi tutti – contaminati da ogni possibile incidenza – vorremmo appartenere.

Piace, oggi, poter mettere un nome a uno di questi paradisi e piace doppiamente scoprire che si tratta di un luogo a noi vicino e caro: una veduta del lago di Como, uno spicchio del Lario tra Brienno e Argegno ritratto al tramonto, quando i riflessi si fanno più caldi e il cielo più profondo. L’ha scelta WhatsApp – un’applicazione per smartphone scaricata in milioni e milioni di esemplari – per inserirla nel ventaglio di “sfondi” da offrire agli utenti della sua ultima versione. Parrebbe un dettaglio e invece è l’annuncio di un avvenimento. Da luogo turistico noto in tutto il mondo, il Lario è diventato qualche cosa di più: grazie a WhatsApp, il lago, con un magico cambio di vocale, è ora un logo. Ovvero l’immagine stessa del bello, alla quale non è necessario applicare una descrizione, una spiegazione, un contesto. Il Lario, così ben catturato nella sua essenza, esce dalla geografia ed entra nel mito. Un vero e proprio paese delle meraviglie nel quale, senza conoscerlo con la ragione ma amandolo con cuore e istinto, milioni di persone nel mondo sogneranno di perdersi.

Non c’è forse omaggio possibile più bello di questa sorta di “furto” indolore. WhatsApp ci ha portato via un riflesso del nostro lago per farne un testimonial del bello e regalarlo ai suoi utenti come si regala un fiore, la cui armonia assoluta non ha bisogno di contesto e di indirizzo.

Ancora una volta, questo omaggio reso dal mondo al lago di Como dovrebbe farci riflettere sulle sue potenzialità. Sembrerà un poco brusco passare dalla poesia all’economia senza neppure cambiare marcia, ma si tratta di uno scossone salutare.

Il “valore” culturale, storico, naturale, turistico e, diciamolo pure, economico del territorio lariano non è in discussione. Iniziative come quelle di WhatsApp lo dimostrano. In discussione, ancora una volta, è la nostra capacità di rendercene conto e di fare qualcosa per valorizzare questo dono che la natura e la storia ci hanno consegnato. Sarebbe davvero un imperdonabile peccato originale quello di aver vissuto in paradiso a nostra insaputa.

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