Teniamoci visti e vogliamoci bene. Quella di Gianni De Simoni, storico direttore de “La Provincia”, è stata per molti anni più di un’affettuosa formula di saluto ai lettori.
C’era in lui la convinzione che la missione del giornale, in particolare di un giornale radicato sul territorio, fosse anche quella di saper coinvolgere le energie migliori della comunità a tutela delle persone più deboli – chi non ricorda la sua determinazione nella raccolta di aiuti a favore delle popolazioni terremotate in Irpinia? – ma anche a difesa dei principi, delle conoscenze, dei valori di
fondo su cui la società comasca, da una generazione all’altra, ha costruito la propria identità. De Simoni è stato citato venerdì sera al teatro San Teodoro di Cantù dal vicedirettore de “La Provincia” Bruno Profazio, in platea con una trentina di imprenditori arrivati sì per parlare della festa del legno (un’intuizione geniale di Maurizio Riva che nel giro di un paio d’anni ha l’ambizione di diventare una grande vetrina internazionale per l’intero distretto dell’arredo) ma anche per scambiare idee, esperienze, punti di vista sulla crisi attuale. Perché – per stare a De Simoni – soprattutto di fronte alle comuni difficoltà è importante comunicare, fare squadra, remare nella stessa direzione nella consapevolezza che nessuno uscirà prima da questa situazione lasciando sul campo i concorrenti della porta accanto.
Tenersi visti e volersi bene, vale a dire collaborare in modo leale mettendo se possibile in comune risorse e progetti anche per ottimizzare le risorse.
La storia del distretto canturino è del resto stata segnata, anche nei momenti critici del passato, da questa capacità di unire le forze. I consorzi si sono affermati e hanno avuto il maggiore peso proprio nei momenti più critici. Oggi ha poco senso riproporre formule e schemi del passato ma, certo, è vivo lo stesso desiderio di mettere in circolo idee ed esperienze. In queste settimane intorno al tavolo per dare corpo al numero zero della festa della legno, poi magari creando situazioni nuove come potrebbero essere gli aperitivi in azienda proposti dallo stesso Riva con l’obiettivo di dare continuità agli incontri tra colleghi imprenditori. «Lunedì si sono ritrovate le sedici principali aziende canturine e abbiamo scoperto che diversi imprenditori non si conoscevano l’uno con l’altro» ha raccontato Riva con sorpresa ma anche con un velo di amarezza. Durante la serata c’è stato più di un appello a lasciar perdere l’invidia del passato e a fare network per valorizzare il brand made in Cantù, quel saper fare bene che turchi e cinesi, pur nell’attuale contesto di economia globalizzata, non sono riusciti seriamente a minacciare.
Tenersi visti e volersi bene anche per farsi sentire di più, per pesare di più nei confronti di una politica mai come oggi lontana dai problemi concreti delle imprese e del lavoro. Più del passato oggi occorre mettersi in gioco anche nell’ambito della vita pubblica per dare voce alle ragioni delle aziende del territorio. In fondo ha ragione il sindaco di Cantù, Claudio Bizzozero, a dire che se si ferma la Brianza, si ferma tutto il Paese
© RIPRODUZIONE RISERVATA