Del giornalista di razza possedeva soprattutto due qualità fondamentali: la passione e la fantasia, più importanti anche della competenza e della cultura che pure ad Augusto Dell’Angelo non mancavano certo. All’ex vice direttore de La Provincia dal 1987 al 1993 che ieri, a 76 anni, si è presentato per l’ultima volta a centrocampo con il braccio alzato nel saluto, i detrattori avrebbero potuto applicare la celebre massima “questa notizia è troppo bella, non importa se sia vera”. Ma sarebbe ingiusto nei confronti di un professionista solido e con un più che spiccato fiuto della notizia medesima che, casomai rendeva un po’ più saporita al palato del lettore nell’epoca benedetta di un giornalismo in cui la sola idea dei social network era lontana dal concepimento.
Augusto Dell’Angelo arrivò a La Provincia, allora solo comasca, nella sede in via Anzani a ruota di Sergio Gervasutti, il direttore che inaugurò l’edizione di Lecco, avviò il numero del lunedì e trasformò il giornale dei comaschi nell’unico quotidiano di gran parte di loro.
Entrambi friulani, come tutte le coppie che funzionano, non avrebbero potuto essere più diversi. Austero, rigoroso, parco di parole e calvo Gervasutti, fumantino, estroso, ciarliero il suo numero due, dai capelli brizzolati sempre un po’ arruffati e due baffoni staliniani sul viso che incutevano timore. E ancora di più ti impressionava Augusto vice direttore quando te lo ritrovavi alle spalle per correggerti e ricorreggerti e cambiarti e ricambiarti ancora un titolo finché non arrivava la quadra. Però, se spazientito da tanta insistenza e pignoleria, ti scappava per sbaglio, esasperato, di mandarlo a quel paese, era lui a porgerti le scuse e non a pretenderle. E da lì capivi che quella del duro era solo una posa e sotto la scorza c’era una persona di grande umanità non facilissima da raggiungere, che però, una volta incontrata non ti lasciava più.
Lavoratore instancabile era uno scrittore prolifico e onnivoro: cronaca, politica italiana ed estera, economia, sport. Articoli, editoriali e corsivi firmati con il nome e griffati con lo pseudonimo di Asterix, quando commentava le imprese delle principali squadre sportive lariane: il Calcio Como, il Basket Cantù e la Comense di pallacanestro femminile che celebrò, in occasione dell’ennesimo trionfo europeo, andando a festeggiare al centro del parquet del Palasampietro.
Dalle nostre parti era arrivato dopo una lunga trafila al quotidiano veneto “Il Gazzettino” di cui era stato nominato redattore capo a 34 anni e capo redattore centrale a 42. Aveva seguito tanti fatti di cronaca, politica e sport che sono entrati nella storia. Altri che avrebbe voluto seguire, li raccontava lo stesso durante le lunghe serate di attesa della chiusura del giornale a chi aveva voglia di starlo a sentire, come il sottoscritto che Augusto aveva eletto tra i garzoni della sua attivissima bottega.
Insieme, per una casualità, lui e l’autore di questo ricordo si trovarono anche a seguire i mondiali di calcio di Italia ’90 che approcciò a quasi 50 anni , con l’entusiasmo di un bambino al punto di volere, alcuni giorni prima dell’inizio della manifestazione, effettuare un sopralluogo serale dentro un San Siro deserto.
Ormai, poiché la cosa è andata in prescrizione, si può rivelare che, per seguire meglio alcune partite, era stata adottata la prassi di scambiarci i pass (lui il suo lo indossava probabilmente anche sopra il pigiama). Il problema era che avevano la foto. A chi scrive capitò, nonostante gli spessi occhiali scuri, di sentirsi dire dal collega seduto accanto in tribuna stampa: “Ma tu non sei Dell’Angelo”. Ma poi poiché lo conosceva, l’imbarazzo svanì con la richiesta di salutarglielo.
Con lui a La Provincia arrivarono anche le analisi di politica estera, nell’epoca in cui cadeva il muro di Berlino, l’Urss tramontava, gli Stati Uniti combattevano la prima Guerra del Golfo e la Jugoslavia si disgregava.
Su questi eventi non mancava mai su questo giornale, l’approfondimento pressoché quotidiana di Augusto Dell’Angelo o di A.D.A., le sue iniziali. Adesso potrà tornare a fare “baruffa” con l’allora capo redattore centrale de La Provincia, Franco Steinbach, per tutti “Stein”, che lo aspetta da un po’ e che sulle notizie era di un rigore prussiano, o meglio asburgico, poiché arrivava da Trieste.
I lettori perdonino quest’ultimo aneddoto personale che però rivela molto dell’umanità di Dell’Angelo. Una sera si prestò a sostituire, lui vice direttore, il praticante di allora che era di turno mentre il Como giocava una partita di Coppa Italia. E non si limitò a questo ma gli prestò anche la sua tessera. Un gesto non scontato. Che il firmatario di questo articolo non ha scordato. Ciao Augusto.
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