No, non siamo di fronte a un evento meteorologico eccezionale. Insolito sì, ma non così tanto a guardare le statistiche degli ultimi vent’anni. Eppure ieri ci siamo scoperti debolissimi. Il lago, certo, quello è un rischio che conosciamo tutti, ma ci sono stati anche frane e allagamenti in varie zone della città.
È stato un sabato da incubo e forse non è ancora finita perché oggi e soprattutto domani le previsioni raccontano di altre precipitazioni. L’acqua in piazza Cavour e soprattutto la chiusura di via Bixio hanno creato pesanti problemi alla viabilità. Inevitabili ma solo fino a un certo punto perché ciò che è accaduto ieri mattina in via Borgovico è stato a dir poco sconcertante. Possibile chiudere parzialmente la strada, proprio ieri, per montare le luminarie natalizie? Se non lo avessero documentato alcuni lettori sui social network sarebbe una storia da non credere. E dire che nei giorni scorsi la macchina dell’emergenza ha retto anche nei momenti più critici (da quanto tempo a Como non si vedevano tanti agenti della polizia locale agli incroci?).
Il nostro è un territorio fragile. Ma forse, perlomeno sino a ieri, non ne eravamo abbastanza consapevoli. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato che, nel solo territorio comunale, sono venticinque le zone a rischio di dissesto idrogeologico, tutte sulle pendici intorno alla convalle. Si tratta di casi diversi tra loro, quasi sempre, però, molto si potrebbe fare sul fronte della prevenzione. Il Comune ha censito diverse situazioni che avrebbero ricadute pesanti su abitazioni: Villa Geno via Torno, via Cardano, Carescione Nord, Crotto del Sergente, via Cà Rotta, via Clerici, via Gasparotto, via Salvadonica, via Niguarda. Ed è un censimento evidentemente parziale a leggere ciò che è accaduto ieri in particolare in via Pannilani e in via Zampiero, a Camnago Volta.
La manutenzione dei siti è fondamentale. Prendiamo il caso di Civiglio, dove pure nei giorni scorsi una frana ha causato la chiusura della principale strada di collegamento con Como. Bene, è accertato che nella zona, già interessata da un evento simile e a breve distanza la scorsa estate, la situazione di questi giorni sarebbe stata molto più grave se qualche mese fa parte del costone non fosse stato messo in sicurezza. In questa materia si interviene sempre tardi. Colpa dei sindaci? Forse no, non sempre.
È emblematico il caso dei fondi -si tratta di circa venti milioni di euro - destinati a finanziare interventi per prevenire il dissesto idrogeologico del territorio ma chiusi nei forzieri dell’amministrazione provinciale. Motivo? I soldi, a dispetto di ogni ragionevole argomentazione, non si possono spendere per i vincoli del patto di stabilità. Su questo tema e di fronte all’emergenza di questi giorni è il minimo attendersi un segnale. Dal governo, certo, ma innanzi tutto dalla delegazione parlamentare comasca, già opportunamente sensibilizzata sul tema dagli amministratori locali di tutti gli orientamenti politici.
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