Editoriali / Como città
Mercoledì 05 Giugno 2013
Dire basta al fisco
(in tedesco) è possibile
ribellarsi si può
anche in tedesco
Si afferma spesso che l’italiano si lamenti, ma non agisca mai. Forse qualcosa sta cambiando, perché dalla politica servono segnali forti e tempestivi per non farsi stritolare dalla crisi: non coglierne accentua l’insofferenza, giorno dopo giorno.
Anche delle imprese: titolari e dipendenti sulla stessa barca, sballottata solo in parte dalla tempesta economica internazionale: esistono isole, anche vastissime, dove si cresce vistosamente. Ma la storia raccontata da Gottfried Huhn, costretto a pagare il doppio delle imposte rispetto all’utile colpisce per più di un motivo.
Primo, per la direzione opposta del viaggio, per così dire. Non parliamo infatti di un italiano andato in Germania a lanciare un’impresa, bensì di un uomo che ha deciso di investire qui e portare avanti un’attività nel nostro Paese. E l’ha fatto perché la vita l’ha condotto a Como, certo, ma anche perché ci ha creduto e continua a crederci. Non ha intenzione di andarsene, di gettare la spugna, e non solo perché trasferire un’azienda è tutt’altro che facile: a questo territorio e a questo lavoro è profondamente legato.
Osserviamo ancora quest’imprenditore, ormai brianzolo. Non usa mezzi termini, specialmente quando dice ciò che a volte noi osiamo sussurrare appena: ci vuole una rivoluzione. Chiaramente, non parla né di forconi, né di strumenti peggiori, ma di trovare una forma, un modo di convincere chi di dovere che siamo davvero allo stremo. Che non è possibile che un’azienda guadagni uno e debba pagare tasse per due. Che per giustificare questo paradosso - o forse proprio per degenerazione irreversibile - ci si affidi a calcoli astrusi e a un’esplosione di cavilli. E che ogni anno si aggiungano altre trovate per rendere difficile l’attività imprenditoriale,.
Il decreto della crescita ha aperto diverse strade. Eppure a volte a chi ha un’azienda sembra che nel frattempo siano cresciute a dismisura soprattutto regole e tasse, spesso unite in un abbraccio che rischia di essere mortale per la nostra economia, per il lavoro e quindi per la vita delle persone.
Serve una rivoluzione, prima di tutto di mentalità, come sottolineano le associazioni di categoria. Arriva la sospensione dell’Imu per la prima casa: perché è costruita con tanti sacrifici e nessuno lo contesta. Ma qualcuno a Roma può spiegare allora se sia un lusso forse un’azienda? Non si tratta del patrimonio di una persona, bensì del luogo dove si lavora e dove si produce ogni giorno una meraviglia di nome made in Italy. Meraviglia, ormai, anche perché riesce a reggere – grazie all’export sbocciato dalla sua solida reputazione – ai continui colpi inferti in casa.
Bisogna ribellarsi, bisogna trovare un modo per dire basta e farlo adesso. Perché il tempo è scaduto, come ha gridato anche Confindustria con la sua campagna dai toni più duri ricordando tutti i fronti aperti.
Serve un no, che a Como oggi arriva sotto forma di “nein”, perché Gottfried Huhn è tedesco e certi meccanismi italiani non riesce (giustamente) a capirli. Non dovremmo più comprenderli nemmeno noi.
Allora ecco che un signore riservato (capace 28 anni fa di lasciare la sua patria per guidare l’azienda in Brianza con la moglie) porta la sua esperienza sotto gli occhi di tutti, forzandosi persino. Ci mette la faccia. E così ci dice che bisogna scrollarsi via la rassegnazione, la polvere che rischia di soffocarci.
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