A Milano Expo, a Como Éxporc, il lago purtroppo, dopo che la Provincia ha fermato il suo battello spazzino. Sembra una maledizione. Prima il Comune di Como annuncia che non può mettere in acqua il suo mezzo perché mancano i soldi. Poi, grazie anche al pressing di questo giornale (qualche volta utile non solo per incartare il pesce), i quattrini saltano fuori.
L’altra volta avevamo titolato: “Lago sporco, la vergogna di Como”. Questa volta lanciamo malvolentieri il sequel “Lago sporco la vergogna di Como”. Un film degli orrori che i turisti in arrivo dalla grande esposizione milanese che ormai è alle porte, potranno vedere dall’inizio alla fine, assieme al cantiere atavico delle paratie. A questo punto si potrebbe fare davvero anche il logo Èxporc. Un logo per un lago che davvero non meriterebbe tanta ingratitudine da parte dei comaschi. Non di tutti, naturalmente. Ma da parte di coloro che negli ultimi vent’anni hanno avuto l’onore e l’onere di amministrare la città. Anche gli attuali inquilini di palazzo Cernezzi. Perché le eredità sgradite prima o poi vanno liquidate in qualche modo.
Se quella farsa scaturita dalla riforma delle Province che non le abolisce per la legge ma di fatto, privandole delle risorse necessarie a qualunque cosa (prima del battello, c’è stata la neve, dopo ci sarà altro, gli uffici turistici, in attesa della fine dell’agonia), inchioda agli ormeggi il piccolo natante spazzino, occorre che altri si muovano.
Anche in questo caso vale quanto detto in occasione di “Vergogna di Como1”: chissenefrega di chi sono le responsabilità, chissenefrega chi ha le competenze, le precedenze, le penitenze o le riverenze. L’imperativo categorico è che a Pasqua e per l’Expo il primo bacino del lago sia tirato a cera per accogliere coloro che verranno a Como.
Se occorre si vada a disturbare anche Renzi che ora è il ministro alla partita, come si diceva una volta. Perché tra le competenze del dicastero alle Infrastrutture assunto dal premier a interim dopo il forfait di Maurizio Lupi, c’è anche quella dei battelli spazzino. Abbiamo anche una parlamentare comasca, Chiara Braga, che è nella segreteria del Pd guardacaso con la delega all’ambiente. Magari una voce al presidente-ministro potrebbe farla arrivare. La stessa Braga, del resto, rivela che i soldi ci sarebbero, si tratta solo di convincere l’Autorità di Bacino a cacciarli. Succede da anni sul lago Maggiore e quello di Como non è certo minore. E comunque, anche per il caso del battello spazzino fantasma vale la stracitata frase di Deng Xiaoping sul colore del gatto. Perché i topi rischiamo di ritrovarceli a fare il bagno.
Non è già tollerabile che una città con le risorse e le energie operative come Como debba perdersi in questa manfrina su competenze e risorse. Dal primo cittadino in giù e in su nessuno può chiamarsi fuori. La “Vergogna di Como 2” deve essere un cortometraggio.
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