Se sei un imprenditore sicuramente sei un evasore, un inquinatore, un discriminatore, un prevaricatore, uno sfruttatore e, comunque, ben che vada sei un tipo poco raccomandabile. Un paradosso, ovviamente. Nella sua rozzezza esprime in sintesi il preconcetto culturale, prima ancora che politico e ideologico, che c’è nel nostro Paese sugli imprenditori. Buona parte dei problemi italiani dipendono proprio da questo pregiudizio.
Lo si è capito bene ieri nelle assemblee di Confcommercio a Casiglio e di Unindustria a Villa Erba. «Disgraziato il paese che non ha eroi» fa dire Brecht all’allievo di Galileo. Noi potremmo parafrasare la risposta dello scienziato con la frase «Felice Como con i suoi imprenditori coraggiosi». Sì, perché chi fa impresa oggi, soprattutto nel nostro paese, è davvero un piccolo grande eroe. Nonostante le difficoltà si impegna ogni giorno per mandare avanti le aziende, trovare lavoro, pagare i dipendenti, rispettare leggi e norme, versare le tasse e rispondere a tutti gli adempimenti. Un percorso a ostacoli. E ci vuole davvero tanta passione per non demoralizzarsi, molto coraggio per continuare. Perché lo fanno? Non certo per diventare ricchi perché non è quello il modo più facile e veloce per riuscirci. Sono animati da un’idea, dall’ambizione, dalla voglia di realizzare qualcosa, di vincere ogni giorno la sfida. A Unindustria lo hanno spiegato bene: per «L’impresa straordinaria di fare impresa».
Nelle relazioni dei presidenti Giansilvio Primavesi e Fabio Porro - da notare che entrambi erano con i presidenti nazionali Carlo Sangalli e Vincenzo Boccia - hanno rivendicato l’orgoglio di essere riusciti a fare impresa in contesti difficili se non ostili, sia sul piano nazionale per tasse, burocrazia, arretratezza culturale; sia a livello locale per la grave carenza di infrastrutture. Porro si è rifiutato di chiamare “tangenziale” di Como quei due chilometri e mezzo di strada che finiscono in un prato. «Siamo i migliori, i più competitivi fino al cancello delle nostre aziende - ha detto - perdiamo tutto il vantaggio appena usciamo in strada».
Orgoglio di fare impresa, compiacimento per essere in un luogo straordinario come Como e il suo lago, ma anche la Brianza e il suo verde.
Commercianti e industriali hanno anche sottolineato il valore delle associazioni: se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vieni con noi. Lo stare insieme non solo per i servizi, per sentirsi più forti, ma anche per crescere culturalmente. Entrambi hanno richiamato i percorsi per la sostenibilità (i commercianti con l’accordo con LifeGate per impatto zero; gli industriali con l’impegno per l’ambiente). I primi sottolineano la lotta alle falsificazioni e agli abusivismi; i secondo il valore etico dei prodotti e quindi l’attenzione a come vengono realizzati, in quali paesi e a quali condizioni. Interessante e anche toccante lo spezzone fatto vedere dagli industriali del film “The True Cost” che sarà proiettato venerdì alle 17.30 nella sede di via Raimondi.
Chi fa impresa non avanza pretese, non si lascia andare a lamentele. Chiede solo di poter lavorare in un modo un po’ più normale. Suggerisce di tenere conto del valore sociale delle imprese che sono una ricchezza per la comunità e quindi per l’intero paese. In Italia ci sono oltre 160mila legge e più di cento tasse e imposte, e una burocrazia che schiacchierebbe anche un elefante. La Costituzione sancisce che “l’iniziativa privata è libera”. Non è proprio così. Qui chi fa impresa lo deve fare con un braccio legato dietro la schiena. Liberiamolo.
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