Quando Papa Francesco ripete, in maniera che forse qualcuno potrà giudicare ossessiva, il concetto di perdono legato alla responsabilità, non fa altro che entrare nelle contraddizioni della globalizzazione e nelle faglie drammatiche delle nostre società.
Nonostante la crisi, nonostante gli indicatori economici segnalino tutti la caduta delle certezze finanziarie e produttive del grande capitale, la preoccupazione maggiore di Jeorge Mario Bergoglio è quella della indifferenza, dell’illusione del futile, provocata da quella globalizzazione delle sofferenze che ormai non toccano più nessuno. Papa Francesco va alla sostanza delle cose. Spiega perché il mondo non cambia e sottolinea che la colpa è di tutti.
Il viaggio a Lampedusa, il primo del pontificato, ha assunto un valore simbolico planetario, perché il Papa ha deciso di camminare sulla frontiera, su ciò che divide, su quello che disturba e di indicare le cause. A Lampedusa ha parlato come un leader globale e ha spalmato sulla crosta della terra le cose che nessuno, in alcuna Cancelleria mondiale, vorrebbe sentirsi dire. Ha raccontato, usando lo stile profetico dell’invettiva, perché la giustizia, la dignità e alla fine la pace, hanno fatto naufragio insieme ai 19 mila morti disperati inghiottiti dal Mediterraneo. E ha detto quello che nessuno leader mondiale, nessuna grande Ong, nessun Segretario generale delle Nazioni Unite ha mai osato dire. E cioè che la colpa è solo nostra, di chi ha permesso l’attuale architettura geopolitica e geoeconomica del mondo.
Bergoglio segnala le responsabilità di tutti coloro che hanno deciso, senza nome e senza volto, di non intestarsi alcuna responsabilità. Tutti sono colpevoli, ognuno secondo la responsabilità del proprio ruolo. Non è facile fare affermazioni del genere. Papa Francesco lo aveva già detto in questi poco più di tre mesi di pontificato, quando aveva denunciato la “dittatura economica senza volto” e la “tirannia del denaro”. Ieri ha aggiunto che se gli gnomi della finanza possono continuare indisturbati ad operare le nefandezze mondiali, la responsabilità è molto più ampia, perché al mondo va bene così, perché a noi va bene così.
Papa Francesco aggiunge che nessuno può più far finta di niente, ma anche che per uscire da questa situazione non si tratta di rinegoziare, ma di cambiare la vita, rendendosi conto della bolla in cui viviamo. Papa Francesco ha deciso di non negoziare con la prudenza del mondo, perché oggi la sua traduzione è diventata la globalizzazione dell’indifferenza. L’economia ha avuto sviluppi furiosi e provocato tremendi squilibri. Economia canaglia, non solo per il disprezzo totale delle regole di equità e di giustizia, ma soprattutto perché è nata da compromessi drammatici con la ricchezza, la vanità e la superbia. Se qualcuno, a livello globale, ha pensato fino ad oggi che tutto ciò potesse essere governato con illusioni da prestigiatore e con promesse da mercante, dopo le parole di ieri di Bergoglio deve per lo meno fermarsi a riflettere. Il viaggio a Lampedusa ha messo in crisi la coscienza globale del mondo e disegnato il nuovo atlante della Chiesa di Papa Francesco.
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