Quando leggerete - come potete leggere in questo numero del giornale - che: 1) ci sono volontari a Como pronti ad aiutare nello studio alunni dai 6 ai 13 anni, 2) in un oratorio di Mariano i ragazzi, sotto la supervisione degli adulti, hanno realizzato un murales di proporzioni impressionanti, 3) la Protezione civile di Arosio ha organizzato per i bambini della zona un weekend “didattico” nei boschi, quando insomma leggerete tutto questo, che cosa penserete?
Probabilmente che in giro c’è ancora molta gente disposta a prendersi cura del prossimo, non per mestiere, ma per generosità e, nel caso, per altruistica inclinazione verso la parte più giovane della società.
Una considerazione rinfrescante per vari motivi. Innanzitutto perché viene dopo una settimana in cui abbiamo dovuto registrare in cronaca i ripetuti avvistamenti di un tale che, a bordo di un’auto, ha creduto bene di avvicinare delle ragazzine con proposte il cui solo pensiero dovrebbe consegnarlo alla prigione, nonché narrare di giovanissime studentesse proiettate da autobus in corsa. E poi perché, parlando di giovani, spesso si parla di scuola e, nonostante gli sforzi, non sempre si riesce a parlarne bene, viste le carenze, le mancanze di fondi, le inadeguatezze del personale e via discorrendo. Non occorre andar lontano nello spazio e nel tempo per trovare un esempio: leggerete oggi come, in città, a fronte di una crescente richiesta di insegnanti di sostegno, il loro numero vada in realtà riducendosi a causa delle insufficienti risorse economiche.
Teniamoci stretti i tre esempi di cui sopra, insomma, e cerchiamo di farne tesoro. Aiutano a illuminare un percorso che ci consegna, strada facendo, altre piacevoli sorprese. Basta pensare a quante volte i genitori si impegnano per l’educazione dei figli propri e altrui: a quanti cartoncini ritagliati si sono sobbarcati, quante stelline incollate, quanti costumi cuciti, disegni ricopiati, maschere colorate e perdonate se l’età di chi scrive, antidiluviana, non consente di proporre esempi tecnologicamente più aggiornati.
C’era una volta la possibilità, per gli adulti, di affidare i ragazzini a se stessi per qualche ora del giorno. Era la lontana epoca del «puoi uscire se hai fatto i compiti». Uno diceva che sì, i compiti li aveva fatti e, fosse vero o no, usciva a giocare. Lo attendevano prati, spiazzi, stradine, cortili e oratori: “terre di nessuno”, da un punto di vista ludico, nelle quali si svolgevano epiche battaglie sportive (e meno sportive) senza che lo sguardo dei genitori si spingesse troppo spesso a controllare. La sera, il richiamo delle mamme, ma ancor più l’appetito, riportava tutti verso casa.
I genitori di oggi, credo, ne converranno: questa forma di pascolo brado della gioventù non è più possibile. Le ragioni sono molte, non ultima quella che la società, fattasi più ricca ed evoluta, non necessariamente è diventata anche più gentile e sicura. Al contrario. È dunque evidente che l’impegno di chi si dedica ai ragazzi è particolarmente benemerito: mette i giovanissimi al riparo da automobilisti un po’ troppo gioviali e garantisce loro la possibilità di crescere, imparare, attingere a modelli positivi.
A noi offre invece l’occasione di raccontare una realtà quotidiana priva delle bassezze, delle tensioni, dei drammi grandi e piccoli con i quali, per forza di cose, la cronaca ogni giorno costruisce se stessa. È la realtà dell’eroismo “normale”, quella più vasta e quieta. Di solito, soccombe al confronto di quella piccola e chiassosa. Per un giorno, non è così: scusate se è poco.
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