I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso».
Silvio Berlusconi l’ha sparata davvero grossa. Nel nuovo libro di Bruno Vespa paragona la vita dorata dei suoi figli, all’esistenza di milioni di ebrei rinchiusi, torturati e uccisi nei campi di sterminio. L’ha sparata talmente grossa che il presidente della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, ha definito la frase «talmente infelice da aver bisogno di tempo per riflettere».Ormai Berlusconi è in preda al panico, in preda ai suoi incubi giudiziari, non concepisce più nulla se non sé stesso. Ma nemmeno a voler essere benevoli ed in qualche modo umanamente solidali, si può sopportare la deriva in cui il Cavaliere sta precipitando. Da lunghi mesi i destini del Paese sono prigionieri dei suoi incubi. Riconferma e toglie la fiducia al governo nel volgere di poche ore, tratta i suoi ministri come i sovrani trattavano i giullari di corte, si fa consigliare da cattivi consiglieri. Ha sciolto un partito e ne ha riesumato un altro, nel giro di due ore. Senza discussione, senza dibattito. Semplicemente l’ha deciso lui. E sempre lui ha deciso che a capo del partito riesumato, Forza Italia, ci sarà sempre Berlusconi.
In questi ultimi due giorni ha alzato di nuovo le barricate. E’ convinto che ormai la trappola sia pronta: fargli approvare la legge di stabilità e un minuto dopo buttarlo fuori dal Parlamento. Spera ancora che possa arrivare un segnale di apertura dal Quirinale, ma in realtà non ci crede. Però lo spera, prima di scatenare l’affondo finale contro il governo Letta e farlo cadere.
Angelino Alfano e gli uomini a lui vicini, continuano a spargere ottimismo, a negare che l’esecutivo sia a rischio. Ma le cene tra Berlusconi e il ministro degli Interni, sono sempre più drammatiche. Alfano sa benissimo che il filo è sottilissimo e che entro qualche giorno potrebbe trovarsi definitivamente nelle condizioni di dover scegliere da che parte stare. Assecondare gli incubi del Cavaliere o tenere in vita un governo di cui, piaccia o non piaccia, questo Paese ha un disperato bisogno.
Se questo è il panorama una cosa è sicura. Il Paese non capisce, è semplicemente spettatore obbligato di uno spettacolo di cui farebbe volentieri a meno. Ogni sera gli italiani si devono sorbire le immagini di questo spettacolo ed ogni mattina si devono alzare con la stessa preoccupazione, sopravvivere ad una crisi che ormai riguarda drammaticamente tutti. E dentro questa crisi i cittadini si sentono soli, abbandonati da una classe politica che sembra vivere altrove. Incapace di guardare la realtà, prigioniera delle proprie formulette e delle proprie ovvietà. Una distanza ormai insopportabile, persino fastidiosa.
Una cosa certamente gli italiani la capirebbero. Se qualcuno tra questi mestieranti della politica decidesse, con un atto di coraggio, di andare oltre il teatrino di cui è prigioniero. Di prendere una decisione qualsiasi che sia per il bene del Paese e non per difendere una posizione di potere. Mancano pochi giorni per capire se qualcuno avrà questo coraggio.
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