La terra dei piccoli ha anche i suoi giganti. A volte silenziosi, o comunque poco inclini a farsi notare, perché appartengono a settori ritenuti meno tradizionali per Como.
L’alimentare è un comparto che rientra in questo discorso, eppure i riflettori nazionali si sono puntati proprio su una realtà della nostra zona: il Caglificio Clerici che è stato voluto e citato come esempio da Bruno Vespa due sere fa.
Già, a “Porta a Porta” parlano del Lario nell’ambito delle eccellenze e questo non fa notizia, perché la ribalta è frequente. Ma non si citano tessile e arredo, si vira su un settore come quello alimentare. Che giustamente merita attenzione, perché in questo territorio conta realtà autorevoli.
E a proposito di giganti si appresta a tagliare un traguardo di tutto rispetto un’impresa che affonda le radici nella storia, ma ha saputo onorarla e nello stesso tempo amplificarla, plasmandola sui tempi moderni. Oggi esiste ancora a Inverigo la cartoleria che affiancava la tipografia Gerosa. La produzione di quello stabilimento però è diventata di imballaggi flessibili, per lo più per alimentari, e ha proporzioni incredibili, visto che il gruppo oggi conta circa 700 dipendenti, tra unità produttive e commerciali.
C’è un filo conduttore di queste due storie? Sì, anzi persino tre. L’appartenere a comparti meno citati è solo il punto di partenza. Un secondo, e fondamentale, è l’orgoglio della famiglia. L’avere mantenuto l’attività, l’averla fatta crescere e il continuare a guardare avanti con le stesse energie, nonostante gli assilli quotidiani non manchino mai.
Non è una strada tutta in discesa, dunque, e su entrambi i fronti ci sono stati e ancora arriveranno investimenti ingenti per essere sempre all’avanguardia. Per possedere ciò che fa la differenza rispetto a concorrenti, magari quelli oltre confine che hanno pure il vantaggio di non trovarsi schierati tutti gli ostacoli a noi noti.
C’è un terzo fattore, che è collegato. Sono i giovani. Francesco Verga, che è anche presidente di Unindustria Como, spesso parla dell’importanza di aprire alle nuove leve. Di spalancare le porte e la mente alle loro idee, in grado di immettere una contaminazione positiva all’attività in fabbrica.
Non sono solo parole, appunto,perché è quanto fa la famiglia Verga a Cadorago. È importante essere circondati da giovani in azienda, ha detto in televisione Martino Verga. E difatti è stato dato spazio a Viola, proprio quando c’erano da spiegare i progetti di ricerca in corso.
Spostandosi a Inverigo, la musica non cambia. Se si viaggia nei capannoni con Claudio Gerosa che illustra ogni dettaglio, nei suoi occhi si vedrà la stessa luce che lo guidava probabilmente quando varcava per le prime volte la soglia dell’azienda. Anzi, forse è anche più forte ora, perché lo sguardo va a tutto ciò che è stato costruito in questi anni. Lo stesso vale per sua sorella Maria Rosa e il cugino Ruggero: sanno di aver compiuto un lungo percorso, che onora gli sforzi familiari.
Ma dentro sono già in pista le nuove generazioni, che stanno investendo ogni energia nel cammino del futuro.
La famiglia: nel Comasco l’azienda è anche questa. Da estendere ai dipendenti, perché non conta se siano dieci o seicento: troverete diversi industriali che conoscono il nome di ciascuno, anche quando la squadra è foltissima. Non sono capacità di memoria straordinarie, ma la dote di chi ci mette il cuore, oltre ai soldi.
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