I ragazzi digitali
legati alla carta

Insegnare agli adolescenti significa prima di tutto coinvolgerli, catturare la loro attenzione, stimolare la loro curiosità. Ogni anno propongo ai miei studenti alcune attività con lo scopo preciso di appassionarli, o almeno ci provo.

In base alla loro classe di appartenenza, lavoro sull’orientamento, invito qualche docente a tenere per loro una lezione universitaria, magari in lingua inglese, li sprono a partecipare alle Olimpiadi di informatica, li invito ad organizzarsi in gruppi e a tenere lezioni alla classe. L’obiettivo è anche di limitare le lezioni frontali per renderle meno soporifere, per promuovere il passaggio da una didattica trasmissiva ad una prospettiva centrata sullo studente che si trova ad essere il protagonista di un apprendimento attivo.

Nell’anno scolastico precedente ho coinvolto una seconda, non proprio brillante in italiano, nella riscrittura del Piccolo Principe su twitter. I risultati sono stati incoraggianti non solo a livello di partecipazione e cooperazione ma anche nel recupero delle difficoltà di scrittura dei discenti. Ai ragazzi piace usare la tecnologia in classe, non ci sono dubbi. Molte scuole, anche il liceo in cui insegno, si trovano coinvolte in progetti che prevedono l’utilizzo degli strumenti informatici (un tablet per ogni alunno) ma solo in alcune classi.

E gli altri? Una strada da percorrere potrebbe essere quella di abbandonare i libri cartacei, passare agli e-book e utilizzare i soldi del “caro libri” per l’acquisto di un compagno di banco tecnologico. Ne ho parlato con i miei alunni e questa discussione, con mio grande piacere, li ha appassionati. La maggior parte di loro non vuole saperne di abbandonare la carta e confessa che quando, all’insegna della dematerializzazione, passo loro documenti in pdf preferisce stamparli per “studiare meglio”. Allora li ho invitati a riflettere sui vantaggi che la mia proposta potrebbe portare loro. La comodità di avere disponibile tutto il materiale di studio sul tablet, ovunque e senza fatica, li attrae. Ammettono che alcune materie, come le lingue straniere, si apprendono meglio utilizzando il computer (puoi cliccare su ogni parola che non conosci ed avere la traduzione, puoi sentire la pronuncia fino a quando non ti è chiara, puoi fare esercizi con la correzione on line, etc.) e in questo caso, in effetti, potrebbero “farmi contenta” e rinunciare al cartaceo.

Insomma i nativi digitali hanno capacità che derivano dall’uso quotidiano della tecnologia che purtroppo la scuola non educa. Durante il percorso effettuato nella scuola media, nella maggior parte dei casi, le tecniche di insegnamento non sono state armonizzate con la società dell’informazione in cui i ragazzi vivono e le loro capacità di ragionamento ipertestuale sono state trascurate. Arrivano al liceo ancorati al libro di carta e pensano che sia lo strumento migliore per prepararsi, anche perché non hanno avuto possibilità di scelta. Credo che gli studenti abbiano il diritto di seguire percorsi di formazione supportati dagli strumenti informatici per rendere consapevole e ponderata la loro preferenza per la carta stampata.

* insegnante

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