A pochi giorni dalle elezioni europee, appare concreto il rischio che le continue fibrillazioni del quadro politico possano incoraggiare le già diffuse tentazioni astensioniste.
Dopo la condanna, Berlusconi sembra versare in grave stato confusionale. A parte il disperato tentativo di carpire consensi con qualche trovata perfino penosa e grottesca (dentiere e cagnolini..), risulta stravagante una campagna elettorale in cui viene proclamata l’illegittimità di un governo con il quale poi si discute insieme di riforme. Sul versante dei 5 Stelle, ad oggi risulta ancora indecifrabile l’esatta posizione dei grillini sull’Europa dato che, malgrado Grillo seguiti a baccagliare contro, Casaleggio non si è peritato di sconfessarlo dicendo che non si può uscire dall’euro.
Da parte sua, Matteo Renzi, attanagliato dall’ansia di dover consolidare una leadership ancora pericolante, non perde occasione per regalare il sogno di un paese che, grazie a lui, presto sarà migliore e diverso. In quest’ottica, il premier non esita a lusingare l’elettorato berlusconiano mostrandosi digrignante su Rai e sindacati e mantenendo, di contro, un astuto silenzio su alcuni temi tradizionalmente indigesti alla destra: evasione fiscale, giustizia, criminalità e corruzione. Ad esempio, sull’Expo, Matteo il Magnifico si è limitato finora a biascicare i soliti, stucchevoli, slogan. In realtà, sarebbe opportuno che Renzi, Grillo e Berlusconi dicessero con chiarezza le misure da adottare contro il dilagare della corruzione.
Ventidue anni dopo Tangentopoli, oggi scopriamo che la mappa corruttiva del paese è diventata ancor più pervasiva e interstiziale. Assistiamo, oggi, ad una inedita tangentopoli di “parvenu” che tende ad usare alcune vecchie cariatidi di partito, adusi al malaffare, come sensali per poter entrare a corte. Si tratta, pertanto, di una corruzione ancor più complessa perchè abitata da personaggi minori, irrilevanti e, come tali, insospettabili. La sensazione è che, dietro la guerra di Berlusconi contro la magistratura, ci sia un pezzo del paese che, disinvoltamente, ha coltivato i propri affari nella convinzione di godere di un’assoluta impunità. Dietro il paravento del Cavaliere, il sistema dei partiti ha simulato una bonifica etica che, in realtà, non c’è mai stata. Ancora oggi, il fenomeno corruttivo vede, infatti, i partiti come indispensabile crocevia per accedere al grande business. I lavori pubblici restano un importante polmone finanziario per i partiti i quali non hanno, altresì, mai rinunciato a collocare i propri uomini nelle Asl, nelle società partecipate, nei giornali, nei consigli di amministrazione di enti e banche. Expo, Scajola, Matacena, Genovese, Dell’Utri, costituiscono la riprova delle dimensioni della corruzione esistente nel paese.
Il filo rosso che lega queste vicende giudiziarie é costituito dall’indifferenza dei partiti davanti ad una patologia del sistema che imporrebbe una serie di riforme divenute ormai indifferibili (prescrizione dei processi, falso in bilancio, reati finanziari). Berlusconi, Grillo e Renzi dicano, pertanto, come intendono riaccreditare il nostro paese davanti ai partners europei i quali hanno motivo di credere, come diceva Enzo Biagi, che in Italia, di legale, è rimasta soltanto l’ora legale.
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