Ovviamente l’annuncio è arrivato con un “cinguettio”, traduzione italiana degli ormai celeberrimi “tweet”. Un tweet che parlava di Twitter.
Il social network verrà quotato alla borsa americana, anche se la proposta è stata presentata alla Sec, la Consob americana, in via “confidenziale” (si fa per dire) in quanto società con meno di un miliardo di dollari di ricavi all’anno. In questo modo la documentazione non viene resa nota. Ma è ormai probabile che il “lieto evento” avvenga entro la fine dell’anno. Ma quanto vale questa società che ha sede a San Francisco e che insieme a
Facebook (quotata un anno e mezzo fa) è ormai il social network più famoso del mondo? Secondo gli analisti non meno di 10 miliardi di dollari..
Le ragioni per cui il managing della piattaforma sociale di “microblogging” abbia deciso proprio ora di diventare pubblica, sono in parte ancora oscure. Ma qualche risposta si può già dare dando un’occhiata all’Ipo (initial public offering, ovvero al collocamento in borsa) della sua “sorellastra” Facebook. Probabilmente gli uomini del cardellino digitale vogliono approfittare di questo periodo di relativa calma sui mercati, a differenza della tempesta volatile che accolse il debutto della creatura di Mark Zuckerberg. Inoltre le aziende digitali del Nasdaq (la borsa digitale) hanno visto i prezzi delle loro azioni salire negli ultimi mesi. La pubblicità digitale sta crescendo, soprattutto quella derivante dal traffico sugli smartphone. Infine, la notizia che Facebook ha raggiunto (dopo la picchiata dei primi giorni) i 45 dollari per azione, suggeriscono a Twitter che questo sia un buon momento.
La leggenda dice che un giorno, Jack Dorsey ebbe l’idea di un social network che permettesse di comunicare con un ristretto numero di persone attraverso degli Sms. Il successo di Twitter si deve a due fattori fondamentali. Il primo è che si è sostitutito alle agenzie di stampa. Naturalmente i potenti della terra e le persone celebri che vogliano comunicare con i loro elettori e il loro pubblico ne trovano maggiore giovamento perché possono farlo in tempo reale. Anche la Chiesa di Papa Francesco ha scoperto la potenza di questo mezzo che segna la nostra epoca per contribuire a diffondere il ministero petrino. I tweet di Papa Francesco fanno il giro del mondo e raggiungono oltre nove milioni di persone. Twitter ormai conta più di mezzo miliardo di utenti registrati, di cui 200 milioni attivi con una produzione di 400 milioni di tweet al giorno. Il secondo fattore, forse quello vincente, è dato dalla brevità forzata cui è sottoposto un messaggio, composto dai famosi 140 caratteri. Questo “cànone” lessicale e formale sta forgiando il pianeta, omologando una forma mentis vera e propria comune dall’Equatore ai poli.
La forza potenziale di Twitter, dicono gli esperti, è quello di aver cambiato persino il modo di vedere la Tv. Il 65 per cento degli utenti infatti manda tweet davanti alla televisione, rendendola interattiva. E se si parla di ciò che si sta guardando («accendi subito la Tv, c’è tizio che sta dicendo…») il traffico aumenta automaticamente fino al 50 per cento. E se aumenta il traffico televisivo, aumenta indirettamente la pubblicità. Un meccanismo virtuoso che può essere spiegato in meno di 140 caratteri.
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