Dunque: l’altra sera il presidente del consiglio comunale Stefano Legnani, su mandato dei cosiddetti “capigruppo” - sorta di capitribù del consesso, cui sono demandate una serie di decisioni sulla gestione dell’aula -, ha convocato l’assemblea di Palazzo Cernezzi per discutere di un paio di argomenti esauriti in poco più di un’ora, tra preamboli e screzi vari. La notizia, di cui diamo conto a pagina 32, è che naturalmente tutti i consiglieri hanno giustamente incassato il loro gettone di presenza, tutti gli impiegati il loro straordinario (siamo mica al Colosseo), l’Enel le sue bollette, per un conto finale che si stima attorno ai duemila euro, ma che probabilmente è anche più salato. Ora: non saranno tanti soldi, senz’altro nulla al cospetto delle cifre a trentasette zeri del progetto di variante del nuovo lungolago, ma sono sempre soldi. Il tema è comunque scivolosissimo, la demagogia più spiccia dietro l’angolo. Così forse è meglio fermarsi qui, lasciando a ciascuno la propria conclusione.
Meritano invece di essere sottolineati gli argomenti all’ordine del giorno della serata. Due interrogazioni del consigliere Laura Bordoli: una sulla “solita” casetta sul lungolago degli Amici di Como (ricordate il tormentone estivo?), una, serissima, sulla questione dei vigili tributari che non ci sono più, in una città in cui l’evasione fiscale resta un problema (la tassa rifiuti era stata addirittura ritoccata al rialzo per coprire il buco cagionato dagli “sbadati” che non pagano). Il terzo, costosissimo argomento, per certi versi sensazionale, è, era una mozione del consigliere Alessandro Rapinese che, provocatoriamente, chiedeva che i suoi colleghi acconsentissero a “segare” gli schienali delle loro “cadreghe” giusto per condividere la sensazione di tanti pensionati comaschi costretti ad accomodarsi sulle nuovissime panchine installate qua e là, tutte, come noto, prive di schienale. In un consesso che a volte riesce a somigliare al bar di Guerre Stellari (c’è quello che urla, quello che dorme, quello che provoca, quello picchia, quello che consuma la cena, quello che gioca a Candy Crush e ti invita a fare altrettanto su Facebook), è capitato che il consigliere Raffaele Grieco si sia sentito in dovere, sulla questione cadreghe segate, di investire per un parere tecnico il segretario generale Tommaso Stufano. Il quale, ligio al mandato e ai regolamenti, dopo attenta valutazione, ha stabilito che no, che purtroppo non era il caso, poiché si sarebbe trattato di «danneggiamento del patrimonio pubblico». Così, mentre Rapinese, sempre più convinto della bontà del suo progetto, invitava l’aula a procedere comunque con la motosega garantendo che avrebbe lui stesso provveduto alla sostituzione delle suddette sedie a sue proprie spese, l’aula si cimentava in un dibattito fantascientifico conclusosi con una dispendiosissima votazione: 18 contrari (alla motosega), tre astensioni e due favorevoli. Detto delle ben più serie interrogazioni di Laura Bordoli, alle 22 il presidente ha ordinato il rompete le righe. Tutti a casa con il gettone in tasca. “Chiusa” di Legnani: «A posteriori ammetto che sarebbe stato meglio sommare tutto in una seduta unica», oppure, se è consentito, sfruttarla per occuparsi di questioni più serie. «Il punto più basso nella storia del consiglio comunale di Como», ha chiosato Andrée Cesareo (Pd), cui ha fatto eco una sconsolatissima Anna Veronelli: «I mesi passano, i problemi restano».
Forse sarebbe stato sufficiente dare un’occhiata all’ordine del giorno per lasciare lì le sedie (con i loro schienali) e i 2mila euro al loro posto.
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