Il dramma di un uomo
L’inerzia dello Stato

Non c’è nulla come le storie delle persone per comprendere la forza di un sentimento, intuire l’orrore di una guerra, afferrare il dramma della crisi economica o, ed è il nostro caso, spiegare perché il gioco d’azzardo è un’insidia che sa trasformarsi in un incubo senza fine. Uno di quei sogni inquieti in cui si rischia di perdere tutto e non semplicemente i soldi di una scommessa.

La storia, pubblicata nelle pagine di cronaca, è raccontata da un uomo che aveva tutto: famiglia, amici, soldi, un ottimo lavoro.

E che per colpa del gioco d’azzardo si ritrova ora con debiti, un processo penale a suo carico e la vita come la conosceva ridotta in macerie, sulle quali a fatica sta tentando di ricostruire un futuro.

Ciò che non può fare un articolo è mostrare gli occhi di quell’uomo mentre, senza rete né argini, infila le mani nel fango di un passato che chiunque avrebbe solo voglia di cancellare e ti spiega in cosa si era trasformato a causa del gioco d’azzardo. E che, alla fine di una chiacchierata durata più di un’ora, ti chiede: «Può aspettare qualche giorno a pubblicare l’intervista? Prima è giusto che racconti ogni cosa alle mie figlie».

Quale persona sana di mente, comodamente seduta alla scrivania davanti a un computer e distratta solo dal ticchettio dei tasti, potrebbe accettare, a mente fredda, di giocarsi l’amore delle proprie figlie per il brivido dell’azzardo? Eppure i numeri - che non sono in grado di toccare il cuore come le storie - ci spiegano che il fenomeno del gioco è sempre più una piaga. E l’esercito delle vittime di questa malattia si fa ogni giorno sempre più numeroso.

È lecito chiedersi, a questo punto, perché anziché combattere questa piaga lo Stato faccia di tutto per moltiplicare le occasioni che un uomo ha per finire in un tunnel senza ritorno. Basta fare il pieno di benzina, avviare il motore, ingranare la prima e farsi un giro per le strade della nostra provincia per accorgersi di quante sale slot siano sorte come funghi in questi anni; di quante sale scommesse abbiano occupato i locali lasciati vuoti da bar o negozi falliti a causa della crisi; di quanti calciatori, vip, personaggi dello spettacolo prestino con leggerezza la propria immagine per promuovere siti di scommesse on line o luoghi virtuali nei quali giocare a poker e, manco dirlo, gettare al vento non solo una fortuna, ma vite intere.

Questa settimana in Regione Lombardia si discuterà di una legge contro le ludopatie. Per una volta le forze politiche abbandonano le miopi guerre tra fazioni e spingono quasi tutte verso atti concreti per convincere i commercianti a rinunciare alle slot machine nei loro locali. Da questa discussione dovrebbe nascere un testo di legge che finirà in aula a metà ottobre. Sarebbe ben più di un segnale, l’approvazione di una norma che dica una volta per tutte che lo Stato e le istituzioni ripudiano il gioco d’azzardo.

Attenzione, però: non si pensi di caricare ogni senso di colpa sulle spalle della politica. Perché le conseguenze di questo virus riguardano tutti, come dimostra la storia che raccontiamo nelle pagine di cronaca. E tutti si devono sentire responsabili per lo sguardo di quell’uomo che ha tradito la fiducia dei suoi clienti, degli amici, dei familiari e anche di se stesso. Per non correre il rischio, un giorno, di scoprire quello sguardo nel volto che ci fissa dallo specchio.

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