Il Lario e il cinema

un amore instabile

Ci si potrebbe girare un filmone sull’amore tra il lago di Como e il cinema. Raramente, infatti, si è visto un rapporto più lungo - dura da oltre 120 anni - ma anche più instabile di quello che lega questi due amanti.

«Il lago di Como è destinato al cinema», ha ben detto il direttore del Lake Como Film Festival Alberto Cano dopo la “notte dei 5mila”, ovvero la sesta trionfale edizione della kermesse approdata finalmente nella sua location ideale, Villa Erba, e giocata, per ragioni economiche che hanno stimolato gli organizzatori ad aguzzare l’ingegno, tutta in una notte, incontrando anche il favore degli astri (la luna in eclissi). La presenza in città in questi giorni di Jennifer Aniston e Adam Sandler, che segue a ruota quella di Massimo Boldi e Christian De Sica, impegnati a girare rispettivamente “Murder mystery” per Netflix e il cinepanettone “Amici come prima”, sembrano confermare le parole di Cano. Però è una scena già vista mille volte e,nonostante Clooney, Visconti, Greta Garbo, Hitchcock, Guerre Stellari e tutto quello che la settima arte ha seminato sul Lario, continua a mancare qualcosa perché il destino che lega Como e il cinema si compia. Perché il “nostro” festival possa competere - o magari, meglio, stabilire una sinergia stabile proprio nel nome di Luchino Visconti che là è sepolto - con quello di Ischia per non dire con Locarno. Certo, non si può non osservare che a Como di festival cinematografici ve ne sono ben tre (Cinema italiano, il già citato “Lcff” e il Noir) e questa frammentazione è un’altra peculiarità lariana, peraltro diffusa in molti campi: un segno di vivacità, che però ha come contrappasso il rischio della polverizzazione delle risorse economiche, già risicate nel settore culturale rispetto ad altri territori.

Lasciamo da parte le riflessioni sull’importanza di “fare squadra”, più volte affrontata, per tornare al destino incompiuto di quello che Morando Morandini definì «il più telegenico dei laghi italiani». Per prima cosa è utile chiarire che se il Lake Como Film Festival si sposta dal capoluogo a Cernobbio non è un’occasione persa per il primo, ma è semplicemente una piccola parte del suddetto destino che finalmente si compie. Perché se Villa Erba, che peraltro è per buon senso, prima ancora che per statuto, un ente e un luogo di interesse sovracomunale, non ha ospitato“Lcff” fin dall’inizio è solo perché chi la gestiva non ha creduto a sufficienza nella vocazione cinematografica. Già nel 1998 la casa di Luchino Visconti aprì le porte al cinema in grande stile - Robin Williams vi presentò in anteprima mondiale “Al di là dei sogni” pronunciando la famosa frase «Che un Dio ci sia, quando si guarda il cielo del lago di Como, è evidente» - ma poi ha progressivamente chiuso i battenti e tirato i cordoni della borsa, diventando irraggiungibile persino per Regione Lombardia e Camera di Commercio che nel 2016 “ripiegarono” sul Grumello per presentare la cineguida “Lombardia Superstar”. Ora, i nuovi amministratori hanno l’occasione di dimostrare che il sentimento per il cinema e la cultura, stavolta, non è una semplice infatuazione, bensì un amore destinato a grandi cose.

Lo stesso vale per la politica, prima ancora che per Lombardia Film Commission il cui potere d’azione è fortemente condizionato dagli investimenti pubblici, se vuole rendere la regione più ricca di siti Unesco (ben 11) e di paesaggi unici e differenti (dalla pianura padana alle Alpi, dai centri storici ai grandi laghi) appetibile per le troupe cinematografiche al pari della Puglia e del Trentino.

Nel 2012 Verdone venne a Bellagio a fare un sopralluogo (aveva già girato scene de “Il mio peggior nemico” nel 2006 a Menaggio), ma dovette arrendersi al contratto di esclusiva firmato da Filmauro con il Trentino. Del resto, un produttore è un imprenditore, e non un ricco in vacanza, quindi ben si capisce che preferisca girare dove lo incentivano. Giusto per avere dei termini di paragone: negli ultimi dieci anni la Regione Lombardia ha pubblicato due bandi destinati a erogare fondi alle produzioni cinematografiche per una cifra complessiva di circa un milione di euro, contro i bandi annuali della Puglia e del Trentino, che ammontano in media rispettivamente a 3-4 e 1,5-2 milioni. Dopodiché i 5 dipendenti di Lombardia Film Commission non si può dire che non siano attivi, se paragonati ai 25 colleghi in forza a quella pugliese, considerando che negli ultimi 12 mesi hanno seguito circa 300 produzioni (non solo cinema, ma audiovisivi in generale).

Che cosa può fare il lago di Como in attesa che la giunta regionale decida di investire sulla settima arte? Mostrarsi un innamorato maturo e consapevole di quella storia cominciata con la gara di barche girata il 12 marzo 1896 da un operatore dei Lumière a Bellagio. Tante location straordinarie del Comasco non sono state inserite dai proprietari nella gallery presente sul sito di Lombardia Film Commission. Se interessa, è facile come caricare la propria casa su Airbnb. Altrettanto utile è individuare non solo nel Comune capoluogo, dove è presente dal 2012, una figura che possa fare da referente delle produzioni per ottenere rapidamente i permessi e scoprire angoli inediti. Un tema su cui dovrebbero lavorare gli Stati Generali del lago di Como, recentemente convocati per ottimizzare la promozione dell’intero Lario.

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