oberati di lavoro: sembra un’espressione antica, tanto più in questi giorni che vedono altri stabilimenti al triste epilogo.
Invece, esiste ancora. Non la si grida, perché anche chi naviga in buone acque ha quasi pudore, non vuole dare nell’occhio e ferire magari i colleghi in difficoltà.
Così alla Icam la buona novella esce allo scoperto, perché si è dovuto cambiare orario di lavoro, raggiungendo un accordo con i sindacati. In reparto anche di sabato, poiché il mercato chiama e non si può esitare mezzo secondo. Anche quando si è bravi - e tanti lo sono nel nostro territorio - bisogna prestare attenzione e saper rispondere con celerità.
Flessibili, come devono essere oggi le aziende. Un segnale che i sindacati hanno ugualmente espresso, aprendo sull’orario, nel rispetto dei diritti degli operai.
In questa estate che non conduce alle ferie con un crescendo di sorrisi - come avevamo sognato all’inizio dell’anno, ma gli incubi sono rimasti -, è importante aggrapparsi anche a questa certezza. C’è chi tiene duro, con diverse ricette, tra cui due consolidate: aprire le porte al mondo e saper cambiare.
In questo contesto racconta la sua storia sottovoce anche la Valsecchi di Lezzeno. All’ombra del mulino, forza trainante e simbolo di questa località, ecco un’azienda che compie 90 anni. La sua carta d’identità sorprende chi non la conosce: cominciare con le trappole per topi, lanciare - per primi - le gabbiette per spumanti e infine spostarsi sugli espositori pubblicitari. Tre strade differenti per nascere, vivere e resistere.
Un simile traguardo va festeggiato. Ma si è preferito farlo in sordina, tra vecchie fotografie e l’orgoglio trasmesso dalla famiglia (quello che rammenta come tante piccole imprese fossero fiorite attorno a quest’attività). Perché non si può sprecare neanche un centesimo, perché arrivati a questo punto di cui andar fieri, c’è il futuro, anzi il presente che non è affatto roseo. E quindi si sussurra soltanto, e non ci si lascia andare. Anzi, si chiede un aiuto perché si possa arrivare al secolo, per sé e per i propri dipendenti.
Altri segnali in questi giorni non sono mancati. Anche da colossi come la Ratti, che ha visto i ricavi crescere ancora, confermando un 2012 positivo. Grazie all’estero, certo, ma questo fa solo riflettere su ciò che potrebbe succedere se la domanda interna si sbloccasse.
Se si adottassero reali misure per sostenere le imprese, in questo momento costrette a far fronte a tutto da sole e spesso frenate negli sforzi quotidiani dallo Stato che sembra inventarne una al giorno. L’ultima vicenda, quella del Durt, che obbliga le aziende a caricarsi di altra burocrazia e lo sospinge ancora di più verso il baratro, è indicativa.
Farcela si può. Ma sarebbe giusto che chi affronta tante fatiche, chi è disposto a cambiare con i suoi lavoratori, non si senta più solo. Come invece continua ad accadere in questa estate ancora immersa nell’incertezza.
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