È lapalissiano che un ministro della Giustizia beccato a telefonare alla famiglia di un imputato per mettersi a completa disposizione, debba fare le valigie. Ma in un Paese normale o anche quasi normale come non è purtroppo l’Italia o meglio la politica italiana. Perché Anna Maria Cancellieri non è una Idem qualsiasi da sacrificare senza contraccolpi sull’Ici non versata. La signora della giustizia, infatti, è l’unica persona che può varcare la soglia del ministero di via Arenula con la benedizione dei compari delle larghe intese, Pd e Pdl. Una sua uscita di scena sarebbe “lettale” cioè letale per Letta e il suo governo proprio a causa dell’impossibilità di trovare un sostituto gradito ai presunti garantisti in nome e per conto di Berlusconi e ai presunti giustizialisti che vogliono liberarsi dal Cavaliere che sta loro sulle croste da vent’anni.
In questo contesto quello che ha fatto o non ha fatto la Cancellieri c’entra come i cavoli a merenda. Come capita sempre nella politica italiana la questione e la posta in palio sono altre: il destino del governo Letta che ha tanti importanti sponsor (dal Quirinale a Mario Draghi ecc...) ma anche molti nemici dentro e fuori i palazzi della politica. La telefonata del ministro, per esempio, sarà stata musica per le orecchie dei renziani che di giorno giurano fedeltà al governo e di notte si alambiccano su come mandarlo a casa per evitare che il loro leader Lucignolo si ustioni prima di approdare al paese dei balocchi di palazzo Chigi. Perché è chiaro che più Letta tira avanti e più si trasforma nel vero competitor di Renzi (con buona pace di Cuperlo. Civati e Pitella). A meno che il premier non accetti di fare il Prodi ed emigrare in Europa una volta concluso il lavoro a Roma. Chi invece ha interesse a puntellare la ministra sono gli alfaniani del Pdl (o come si chiama adesso) che hanno bisogno di tempo per staccare il robusto cordone ombelicale che li tiene attaccati ancora al Cavaliere e vedono come un incubo una campagna elettorale ancora orchestrata da Berlusconi al grido di “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Eventualità che invece manda in brodo di giuggiole i falchi lealisti.
Così l’annuncio di Corrado Passera di una discesa in campo a gennaio diventa un macigno scagliato nella politica stagnante. E apre una serie di interrogativi. Il primo è con chi starà l’ex superministro di Monti visto che il sistema è ancora bipolare. Si potrebbe pensare che, una volta tramontato Berlusconi, si possa liberare un posto alla guida del centrodestra. Ma, al di là dei tanti appetiti di coloro che da quelle parti arrivano da anni di digiuno, c’è da tener presente l’orientamento politico di Passera che caso mai potrebbe rappresentare un elemento di attrazione di una parte dell’elettorato moderato ancora fedele al Cavaliere e ai suoi accoliti. Ma ci sarebbe bisogno di modificare una legge elettorale che sembra fatta apposta per soffocare in culla ogni rinascita di un centro. E anche per questo il Porcellum, come la Cancellieri, diventa un protagonista difficile da scalzare dalla scena. Perché, anche in questo caso, è difficile trovare un’alternativa che accontenti tutti. A meno che ci pensi la Corte Costituzionale che si pronuncerà a dicembre sulla legge. Sarà un caso che Passera abbia annunciato l’approdo in politica in gennaio?
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