Il miglior antifurto
è l’occhio del vicino

Altro che sirene e telecamere: il migliore antifurto sono gli occhi e il cuore del proprio vicino di casa. Impressionano i numeri relativi ai gruppi anti ladri che negli ultimi mesi sono nati e si sono organizzati sui social network, Facebook e WhatsApp soprattutto. Si sono registrati, in quasi tutto il territorio della nostra provincia, decine di gruppi e migliaia di adesioni. Ciò che all’inizio sembrava una trovata estemporanea è andato radicandosi nel territorio ed è diventato fenomeno diffuso, quasi una consuetudine soprattutto nei paesi ma anche a Como dove organizzatissimi sono i gruppi ad esempio di Albate e Sagnino. Cos’ha determinato un tale consenso? Certo, il più lo hanno fatto gli stessi malviventi protagonisti, a dispetto delle statistiche che si basano sulle denunce alle forze dell’ordine, di una serie di colpi senza precedenti perlomeno negli ultimi anni. Ma c’è dell’altro che vale la pena sottolineare. Primo, la scoperta concreta che la tecnologia, anziché isolare gli individui, può davvero trasformarsi in una rete capace di unire e far dialogare persone magari residenti a pochi metri di distanza ma lontane anni luce per età, abitudini, cultura, livello sociale. Nei gruppi ci si scopre tutti cittadini dello stesso quartiere, sui social si ritrovano a parlare con grande facilità vicini di casa che probabilmente sino al giorno prima si conoscevano forse di vista, al più avevano scambiato magari per caso due parole sul tempo. Nei gruppi anti ladro tutti si danno del tu e tutti si danno da fare, nessuno è escluso a priori. Si è riprodotto, sul tema della sicurezza, quel meccanismo virtuoso che negli ultimi anni ha portato alla nascita, nella nostra provincia, di decine di gruppi più o meno organizzati di volontariato civico. Il cui rilievo sta sì in ciò che hanno concretamente fatto per abbellire le città ma soprattutto nella disponibilità diffusa a mettersi in gioco per gli altri. I volontari civici che a Cantù aggiustano i giochi nei parchi pubblici e a Como puliscono i muri dagli scarabocchi dei graffitari, esattamente come le voci dei gruppi anti ladri controllano le strade di quartieri e paesi, sono a lì a testimoniare che sì anche in una società come l’attuale si può ritrovare una dimensione di comunità dove i singoli sono coinvolti in prima persona nella soluzione dei problemi di interesse generale.

Ora, probabilmente, è da illusi pensare che bastino le ronde via social per convincere i ladri a cambiare mestiere. Qualche colpo, va pure detto, è stato sventato grazie a WhatsApp ma è evidente che la partecipazione civica da sé può fare poco di fronte a un allarme sul fronte sicurezza di tale evidenza. Per contenere il fenomeno la ricetta più efficace resta quella di sempre ma più controlli e un contesto normativo diverso sono sì le misure più semplici ma anche quelle più complicate da attuare. La vigilanza civica da sé non è la soluzione ma certo può dare una mano non irrilevante soprattutto se saprà durare nel tempo facendo tesoro anche degli errori e dagli eccessi che probabilmente sarebbe stato impossibile evitare in una fase iniziale. Positivo aprire gli occhi e guardare oltre il proprio giardinetto, meno gridare “al lupo” davanti a ogni passante con incedere sospetto.

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