Dare delle indicazione per non dire cosa fare. È come dire , questa cosa non si può assolutamente fare, ma se la fai non importa. Vien da chiedersi ma posso o non posso farla?
Banale? Affatto, reale. È una domanda che ha messo in crisi molte scuole alle prese con un esubero di alunni. In città è il caso del Setificio, scuola storica e prestigiosa, che da qualche anno ha un grande successo tra i ragazzi, tale da rendere necessario il sorteggio: un’urna con i bigliettini sui quali ci saranno i numeri corrispondenti al nome dell’aspirante studente.
Deciderà la sorte. Il destino segnerà l’ingresso o no a quella scuola, anche se verrà salvaguardato, in parte il merito (prelazione a chi la media del 9 e oltre) e il fatto di avere altri fratelli nello stesso istituto.
A parte coloro che godranno di queste caratteristiche, per gli altri si va a sorteggio a partire da febbraio. Una decisione che al Setificio non hanno preso alla leggera, ma dopo aver pensato a come fare per accontentare tutti quelli che volevano formarsi lì. La questione è che la scuola non ha aule sufficienti per tutti e una decisione andava pur presa. Quella del sorteggio è parsa alla scuola la più democratica.
Che sia giusto oppure no - e le voci in proposito si dividono tra l’imprenditore Graziano Brenna che si dice amico del Setificio, ma altrettanto convinto che sia il merito a dover vincere e Nicola D’Antonio che considera il sorteggio non come la soluzione ottimale – resta un altro fatto più, diciamo, “curioso”.
A essere “curioso” è che il ministero, che dovrebbe dire come si fa nel caso in cui ci sono troppi alunni, dice per non dire. Si lava le mani. Se si leggono le indicazioni del ministero infatti si apprende che le selezioni delle domande di iscrizione in esubero non devono essere fatte sul merito perché “tutti devono essere rappresentati e accolti nella scuola pubblica” e questo sembra una cosa ovvia, o sembrava in altri tempi, ma più avanti il ministero raccomanda che di “scegliere secondo criteri non parziali” e che la precedenza a un alunno piuttosto che a un altro va accordata secondo “principi di ragionevolezza quali, a puro titolo di esempio, quello della vicinanza della residenza dell’alunno alla scuola o quello costituito da particolari impegni lavorativi dei genitori”.
Ma non è finita qui, più avanti si dice che si deve evitare assolutamente anche il metodo dell’estrazione a sorte, ma attenti, questo metodo può essere utilizzato come estrema ratio quando più studenti hanno le medesime caratteristiche. Sono invece escluse, Roma lo ribadisce ancora, le selezioni basate sulle capacità e la preparazione dell’aspirante alunno. In tutto questo dire e non dire c’è il fatto che il ministero raccomanda la salvaguardia dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, cioè il fatto che esse possano decidere. Ma allora, le scuole possono o non possono scegliere come... scegliere i propri alunni? Chi lo sa, nemmeno i sindacalisti lo sanno con precisione. Sembra, ma se qualcuno sa essere più preciso per favore lo faccia, che il messaggio sia: si salvi chi può. Il Carcano ha troppi iscritti, si arrangi. La possibilità di stipare più alunni nelle stesse aule non c’è, e ci mancherebbe, si urlerebbe subito alle classi pollaio; ma non c’è neppure quella di ampliare la scuola. Scegliere solo per merito? C’è chi fa test d’ingresso come all’università e chi li demonizza. Stessa sorte per l’estrazione… a sorte. Davvero si salvi chi può.
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