Ma in questo mondo esistono ancora i diritti umani? Perché a noi cristiani sono negati? Che cosa è diventato il Mondo?». Dall’Iraq arriva forte il grido di monsignor Shlenon Warduni. Un grido disperato che si spezza contro il silenzio dell’Occidente.
Per la prima volta dopo 1700 anni di storia, Mosul non ha più abitanti cristiani. Venerdì a mezzogiorno gli estremisti islamici dell’Isis hanno lanciato l’ultimatum nella loro opera di “pulizia religiosa”. Ai cristiani tre possibilità: convertirsi, pagate la “tassa di protezione” alle corti islamiche, oppure morire. Quarta via d’uscita, andarsene, fuggire, entro 24 ore. E così dopo la distruzione di 11 chiese e monasteri, la lettera “n”, iniziale di nasrani, ovvero cristiano in arabo, dipinta sulle loro case, abusi, uccisioni, la fuga infinita di intere famiglie verso il Kurdistan. Accade in Iraq, ma la stessa tragedia si sta consumando anche in Siria e in Libano.
In un’altra parte del mondo, nella striscia di Gaza, siamo al tredicesimo giorno dell’operazione “Margine protettivo”, scatenata dalle forze armate israeliane. Soltanto ieri ci sono stati 70 morti, tra i quali 17 bambini e 14 donne. Un intero quartiere spazzato via dalle bombe, Centinaia di residenti, ormai in preda al panico, stanno fuggendo. Gli ospedali si riempiono di bambini colpiti dai frammenti di proiettili penetrati nella case. I profughi dalla Striscia ormai sono saliti a 62mila. Il conflitto rischia di estendersi a macchia d’olio perché le autorità israeliane sono determinate a portare avanti l’offensiva, «fino a quando sarà ristabilita una realtà che garantisca agli israeliani di vivere in sicurezza».
Hamas rifiuta qualsiasi possibilità di dialogo e risponde alle operazioni di terra israeliane sparando razzi e provocando il panico nelle città costiere di Ashdod e Ashqqelon. Il conflitto è ormai fuori controllo e chi ne paga le conseguenze sono gli innocenti.
In un’altra parte del mondo, a Donetsk in Ucraina, si stanno ancora cercando i corpi delle vittime del volo della Malaysia Airlains abbattuto da un missile. Un atto di guerra, qualunque sia la mano che ha premuto grilletto, che è costato la vita a centinaia di innocenti.
Mai come oggi il mondo sembra arrendersi alla voce delle armi e mai come oggi l’Occidente sembra destinato all’irrilevanza nello scacchiere mondiale. I leader mondiali, dall’Unione Europea agli Stati Uniti, riescono soltanto e mettere in scena un inutile gioco fatto di ultimatum, di minacce, di condanne. Ma i destini dei popoli sembrano ormai nelle mani degli estremisti. Monsignor Warduni si chiedeva: «Da chi ricevono le armi gli islamici dell’Isis? Da Paesi integralisti del Golfo, con il placet di politici occidentali, perché hanno bisogno del loro petrolio. Purtroppo è così. E’ proprio una vergogna». Queste parole sono un atto d’accusa che pesa sulla coscienza di chi ha nelle mani i destini del mondo. «La violenza non si vince con la violenza. La violenza si vince con la pace»- ha detto ieri papa Francesco. Ed ha aggiunto un’implorazione «al Dio della pace perché susciti in tutti un autentico desiderio di dialogo e di riconciliazione».
Chi potrà mai fermare la strage di donne e bambini, di innocenti, se non questo desiderio di dialogo e riconciliazione? Ma questo sarà possibile solo se l’Occidente si ribellerà al rischio dell’irrilevanza e tornerà a giocare un ruolo nel mondo ferito dalla guerra. Restituendo la vita e la dignità a chi oggi può solo scegliere se morire o fuggire verso un futuro ignoto. Una sola vittima innocente di questi conflitti deve diventare un peso insopportabile per le nostre coscienze.
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