Il nostro destino
è finito in vendita

In queste ore si sta perfezionando il passaggio del controllo di Telecom Italia agli spagnoli di Telefonica. Alitalia, invece, sembra destinata ai francesi di Air France. Né i «capitani coraggiosi» di D’Alema, né i «patrioti» di Berlusconi hanno avuto molto successo.

Sono capitoli, questi, di una lunga storia che vede il nostro paese cedere progressivamente la proprietà delle proprie aziende agli stranieri. Nel mondo di oggi ciò significa per l’Italia avere sempre meno il controllo del proprio destino, economico in primo luogo, ma non solo. Tale affermazione apparirà meno estrema se inquadrata in una dinamica
storica, che con modalità diverse si ripete da secoli.

Se nel passato l’affermazione di un Paese passava attraverso il dominio militare, i Paesi industrializzati oggi non hanno più bisogno di combattersi con gli eserciti. Debbono la propria superiorità alla forza economica e tecnologica. Le nazioni che contano sono quelle presenti nei settori tecnologicamente avanzati e per la conquista di un Paese straniero non sono più necessarie armate ed invasioni: basta acquisirne le aziende chiave.

Le vicende di Alitalia e Telecom sono sotto gli occhi di tutti. Purtroppo, non sono le sole. Se rimaniamo nel settore delle telecomunicazioni, la telefonia mobile è quasi interamente sotto il controllo straniero: Vodafone, Wind e Tre. Lo stesso dicasi per Fastweb, venduta agli svizzeri di Swisscom. Il secondo produttore di energia, la Edison, è di proprietà francese. Se parliamo di aziende ad alta tecnologia, Nuovo Pignone e Fiat Avio sono passate a General Electric, così come la Marconi alla Ericsson. Finmeccanica si accinge a vendere le attività civili, Ansaldo Sts ed Ansaldo Energia, a gruppi stranieri.

Passando ai beni di consumo, forse pochi sanno che la distribuzione in Italia sta progressivamente finendo sotto il controllo dei grandi gruppi stranieri: è il caso di Rinascente, Coin e Standa. La maggior parte dei marchi alimentari cari agli italiani é di proprietà straniera. L’ultimo caso è l’acquisizione di Parmalat da parte dei francesi di Lactalis, già proprietari di Galbani ed Invernizzi. .

Nel mondo della moda, le aziende a controllo italiano sono sempre meno. Ed è un caso degno di attenzione: quando nacque il pret-a-porter e la moda divenne un fenomeno di massa, italiani e francesi si trovavano sullo stesso piano. Nessuno dei marchi che si affacciavano sul mercato poteva dirsi molto più grande dei propri concorrenti. Magari erano marchi storici dell’haute couture, quali Dior o Chanel, oppure nascevano da giovani stilisti, quali Valentino o Giorgio Armani, ma più o meno si trovavano sulla stessa linea di partenza. A distanza di quarant’anni, i francesi hanno creato due grandi multinazionali, come Lvmh e Kering, che stanno acquisendo la quasi totalità dei marchi italiani. Gli italiani hanno ancora alcuni gruppi nelle mani dei fondatori, quali Prada, Armani e D&G. Non ricorda, il caso della moda, quello che successe all’Italia nel 500? Vinsero le grandi nazioni come la Francia o la Spagna, capaci di eserciti possenti ed il cui dominio copriva mezza Europa, o le signorie italiane, piccole e dilaniate da conflitti interni? Per secoli gli italiani sono stati solo dei sudditi ed oggi, purtroppo, stanno diventando solo dei consumatori.

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