Va bene Como peso politico piuma, ok gli elettori lariani che votano compatti e gaudenti i candidati piovuti con il paracadute che nessuno di noi vedrà mai più, d’accordo con la solita litania del territorio che non sa fare squadra (che poi questa volta, almeno sul versante della politica, l’avrebbe anche fatta). Ma se si vuole trovare una spiegazione all’ennesima poltrona mancata, stavolta nel nuovo governo regionale di Attilio Fontana, bisogna cercarla anche nei numeri e nella legge sulla rappresentanza in rosa.
Alessandro Fermi, l’azzurro (anche nel fiocco esposto alla nascita, ahilui) entrato nel conclave della giunta con l’abito bianco è uscito cardinale soprattutto perché, nonostante le sue 8.300 preferenze personali, Forza Italia è andata al di sotto delle previsioni rispetto agli amici-avversari della Lega. E questo ha modificato il “Cencelli” di palazzo Lombardia con la bilancia del Caroccio che si è appesantita a scapito di quella berlusconiana. Ha giocato anche il fatto che nessun dirigente forzista di Como faccia parte del cerchio magico dell’ex Cavaliere come magari capita a Maria Stella Gelmini che ha piazzato una nutrita pattuglia bresciana alla corte di Fontana. Certo, ha ragione chi, a prescindere dai risultati, sottolinea l’assenza quindicinale dalle poltrone che contano a Milano e come una realtà vivace come la nostra nel settore, non abbia mai ricevuto una delega per il Turismo.
Ci daranno il solito premio di consolazione del sottosegretario di giunta, figura creata all’epoca da Roberto Formigoni per saziare tutti gli appetiti. Un ruolo che lo stesso Fermi ha ricoperto nell’amministrazione Maroni. Certo, non avere un assessore neppure a questo giro rischia di diventare un guaio per Como e i comaschi. E sono stati lungimiranti coloro che a sinistra (si parla di alcuni esponenti del Pd) hanno cercato di fare un po’ di lobbyng alla buona in favore dell’avversario azzurro. Chi, sempre da sinistra, li ha criticati, ha dimostrato che il 4 marzo è trascorso invano. L’assenza di una rappresentanza nella squadra di governo regionale rischia di complicare una questione che è la più trasversale di tutti per il territorio comasco: quella del secondo lotto della tangenziale monca e la sua eventuale gratuità. Una priorità imprescindibile su cui tutti, a destra come a sinistra, hanno dato garanzie in campagna elettorale. Adesso però, stante la situazione che si prospetta, l’unico a cui possiamo aggrapparci è il nuovo presidente della Lombardia: l’avvocato Attilio Fontana. A lui Como e i comaschi chiedono di mantenere l’impegno che si è assunto durante la visita a questo giornale e in maniera molto più risoluta di Roberto Maroni: fare il secondo lotto e più in fretta possibile. Scelga , magari supportato da una comunità, la nostra, che su questa priorità si è dimostrata compatta e battagliera come non mai, i modi, le fonti di finanziamento, il tracciato. Basta che faccia e in fretta. Perché Como e i comuni limitrofi stanno soffocando giorno dopo giorno, oppressi da un traffico e da uno smog che non accennano a calare. Anzi. È vitale anche per l’economia, non solo la nostra, ma quella di buona parte della Regione, poter garantire uno scorrimento rapido del traffico commerciale sulla direttrice strategica est ovest che oggi attraversa il capoluogo.
Il territorio dovrà marcare stretto Fontana, come fece un comasco d’adozione, Claudio Gentile, con i campioni di Argentina e Brasile nei mondiali di calcio del 1982. E infatti vincemmo, contro ogni pronostico. Così come oggi, noi Cenerentola della Regione, con tanti voti regalati senza un’adeguata contropartita, sembriamo davvero avere poche chance di successo. Ma anche allora fu fondamentale la compattezza del gruppo.
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