Che cosa c’è dietro la volontà del sindaco di Como Mario Lucini di cedere il controllo dell’Acsm al colosso A2A? Domani lo spiegherà probabilmente alla giunta che ha il tema all’ordine del giorno. Saranno sicuramente valide le sue argomentazioni e condivisibili: un Comune non deve fare l’imprenditore, non deve gestire aziende ma ha altri compiti. È la linea del governo che mira a ridurre le società partecipate da Comuni, Province e Regioni da oltre ottomila a mille. La ragione è che queste società sono quasi tutte in perdita e funzionano da “poltronifici” per la politica e il suo sottobosco. Quindi un’idea giusta. C’è però da fare domanda. La prima è la seguente: mettiamo che avete tre proprietà di cui una vi dà un bel reddito ogni anno, un’altra va a pari e una è in perdita, se ragionate da buon padre di famiglia quale vi brigate a vendere per prima? Nel caso del Comune di Como l’Acsm rappresenta la proprietà che dà il miglior reddito annuo. Dunque fate voi.
Altra domanda è: vendere per fare che cosa? L’Acsm oggi ha una capitalizzazione di borsa di oltre 100 milioni di euro. Per avere un’idea considerate che il Comune di Como ha un bilancio di poco superiore. Quante quote del suo 24,8% l’amministrazione Lucini intende vendere? E dell’incasso che cosa vorrà farne? È più conveniente per la città cedere le quote a A2A (che a sua volta è controllata dai Comuni di Milano e di Brescia) o mettere un pacchetto di azioni sul libero mercato? E come cautelarsi dal possibile e già annunciato aumento di capitale che A2A potrebbe decidere in futuro riducendo a poco o niente il peso del nostro Comune? Questioni pesanti. Da risolvere con i politici e con i commercialisti e i notai. Qui più che vendere o non vendere il problema è capire che peso avrà Como in futuro in Acsm e in A2A.
Secondo alcune indiscrezioni dietro l’operazione si nasconderebbe un patto segreto giocato tutto dentro il Pd lombardo. In pratica il Pd vorrebbe costituire il polo energetico della Lombardia e controllando A2A tramite il Comune di Milano eserciterebbe una “moral suasion” sul sindaco di Como affinché ceda il controllo di Acsm proprio ad A2A. Così tutto resta in casa. Finora l’amministrazione comasca era stata lenta, troppo lenta, a convincersi della bontà dell’affare. E così - fonti forse maliziose - dicono che il segretario regionale Pd Alfieri sia venuto a Como promettendo a Lucini la ricandidatura a sindaco senza neppure passare per le primarie in cambio del via libera alla vendita di Acsm.
Sarà vero? Illazioni? I soliti veleni della politica? Conoscendo Lucini non si fatica a capire che non è tipo che si lascia telecomandare da qualcuno, tantomeno dal Pd. A lui, dunque, il compito di smentire pubblicamente queste dicerie. E anche due apparenti coincidenze . All’indomani della visita del segretario regionale del Pd in città ecco che il partito comasco ha stilato una bella pagella premiando la giunta con un bel voto: «Merita 8» hanno detto. E subito dopo il consigliere regionale del Pd Gaffuri si è premurato di confermare che Lucini è l’uomo giusto.
Per la verità Lucini finora non ha mai mostrato di smaniare per la riconferma. Anzi. Qualunque cosa intenda fare del suo futuro personale, però, sarebbe bello che della vendita di Acsm e soprattutto delle condizioni e e del ruolo che avrà il Comune di Como nella società, non ne discutesse solo il Pd nelle sue segrete stanze. Ma la città. L’azienda non è di questo o di quel partito. È un bene dei comaschi.
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