“Donne in cerca di guai”, una hit di Zucchero sembra l’inno di questa amministrazione comunale comasca che vede sempre in prima fila le esponenti di quello che una volta si chiamava il “gentil sesso”. L’ultima in ordine di apparizione ad agitare le acque è stata Ada Mantovani che ha consumato lo strappo con “Rasputin” Rapinese, febbrile oppositore della giunta corrente, qual essa sia e in perenne attesa dell’immancabile investitura popolare. Pensare che, forse, ma con tante “e” conoscendo il soggetto, “Rasputin” avrebbe potuto collocare lei sul trono di primo cittadino nel caso di un exploit alla prossima ennesima rivincita. Ma la signora, che è tale a 360°, alle lusinghe ha preferito la coerenza, modalità non tanto in voga tra i politici di ogni foggia e vista la contrarietà del “capo” alla richiesta di un dormitorio per i senzatetto della città, ha salutato, si è collocata nel gruppo misto e resta comunque una riserva di lusso della piccola repubblica cernezziana. Già, il dormitorio. Proprio perché non c’è anziché favorire sembra togliere il sonno a molti. Di certo non l’ha perso Patrizia Maesani che il suo biglietto d’addio l’ha scritto non tanto e non solo al suo partito, Fratelli d’Italia, non contrario al giaciglio, ma alla maggioranza in cui proprio non si sentiva a suo agio. E forse, anzi, adesso passa notti più tranquille senza passare dalla valeriana. Pensare che l’ex assessore di una giunta Botta potrebbe diventare un puntuto ago della bilancia se Forza Italia osasse l’inosabile varco del Rubicone del sostegno al sindaco dopo l’uscita della giunta, con un’altra donna suo malgrado sotto i riflettori, Amelia Locatelli, sacrificata con ogni probabilità invano, per logiche più o meno oscure. Sparita pure dopo tante prezzemolate da farci un campo di quell’erba aromatica, Simona Rossotti, pedalata verso altri lidi, restano a marcare il territorio del palazzo d’inverno assediato dal crescente malcontento della città che nutriva ben più laute aspettative, le due zarine: Elena Negretti dagli occhi blu ghiaccio e Alessandra Locatelli tutta pasta del capitano Salvini a riempire a modo suo i vuoti di un sindaco Landriscina, dolcemente ammollato nel suo salotto gozzaniano tinte pastello sbiadito a curarsi di aiuole mal curate e rammendi d’asfalto.
Poi ci sono le altre assessore, novizie in attesa di terminare il riscaldamento e finalmente giocare la palla, quella che con tocchi sublimi rimanda dall’opposizione Barbara Minghetti, affiancata dalla bionda vichinga Patrizia Lissi sempre con l’arpione innestato sulla tolda del suo Drakkar d’assalto alla giunta. Donne in cerca di guai o anche no. Con qualcosa che già si muove, un mormorio che percorre le strade della città. Qualcuno è all’opera, al di fuori del perimetro di palazzo Cernezzi tormentato dalle ipotesi di trasloco in Ticosa, per una “start up” politica la cui ragione sociale è riverniciare di rosa la poltrona che finora ha sempre accolto “primi” cittadini. Ci sarebbe già anche un nome magari sorprendente o forse no, protetto da un top secret impenetrabile, a cui potrebbero aggiungersene altri. Anzi altre. Sarebbe una “prima” double face magari opportuna, visto anche ciò che emerge da questa povera legislatura amministrativa dominata nel bene e nel male (qualunque lettore è libero di collocare le due categorie a proprio gusto) dalle combattive “ladies”. “Speriamo che sia femmina”, può essere uno slogan destinato a fare strada. Del resto, proprio pochi giorni fa, è arrivata a Como Maria Elisabetta Alberti Casellati presidente del Senato e seconda carica dello Stato ma prima donna a occupare quella posizione. Sarà mica stato un viatico? A Cantù è già successo e potrebbe ricapitare a breve, e anche Erba ha visto e vede già due “sindache”.Le donne hanno governato e due capoluoghi di provincia confinanti quali Lecco e Sondrio. Manca solo Como. E magari e ora di colmare la lacuna perché i “maschietti” pure con non poche lodevoli eccezioni, insomma… Per il prossimo sindaco della città cherchez la femme.
@angelini_f
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