Il risveglio e i sogni
conquistati da soli

Non esiste più un termine sicuro per definire i segnali lievi, quelli a cui ci siamo aggrappati in questo 2014.

Bandita la parola ripresa - che oltretutto non coniugandosi con occupazione suona vuota -, ieri ad esempio il presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli ha parlato di "ripartenza”.

Ma l’anno a cui la lega, è quello che verrà. E ha ribadito che perché sia così, «non ci sono scorciatoie, è urgente abbattere la pressione fiscale utilizzando le risorse derivanti dal taglio della spesa pubblica improduttiva e dal contrasto all’evasione

fiscale”. Per il 2014 la definizione accostata resta quella di transizione. Una prudenza condivisa considerando i toni dello stesso Governo nei giorni scorsi, dopo il rapporto dell’Istat su una economia descritta come “in stagnazione”.

In questo scenario che vuole vivere il suo risveglio, ciò che colpisce sono i traguardi quotidiani dei piccoli. I dati diffusi da Confartigianato Lombardia evidenziano gli sforzi degli artigiani, che sul Lario sono l’esercito più agguerrito e si porta a casa, tra tante ferite, qualche soddisfazione.

Certo, piccolo è bello, ma può rivelarsi una solenne fregatura quando devi salpare tutto solo e attraversare niente meno che qualche oceano.

I comaschi sono riusciti a crescere in Europa, quindi da una parte “in casa”, ma niente illusioni: qui tutto è difficile. Perché nel nostro continente si soffre ancora, e parecchio, a parte qualche eccezione e quindi arrivare a piazzare i propri prodotti è una vittoria ancora più significativa. A maggior ragione se - ad esempio per il tessile - emerge una motivazione interessante: i confezionisti europei hanno colto fino in fondo la differenza con i prodotti asiatici e hanno capito che la spesa diversa è un investimento di qualità.

Merito del made in Como che ha la sua solida reputazione, ma non si accontenta mai. Che si industria non solo nel realizzare il gioiello unico, bensì anche nell’individuare il modo perfetto per far sì che brilli e possa attirare gli sguardi di tutto il mondo.

Ci sono aziende in provincia che hanno appena tre dipendenti, ma ogni giorno spediscono prodotti, spesso di nicchia, in ogni angolo del pianeta. Come ci riescono? Anche qui, non è che accada perché ricevono telefonate a raffica, per una sorta di automatismo. No, sono loro a dare la caccia ai potenziali clienti, cercandoli anche online e mettendosi in viaggio.

In un’estate che ha visto colpi al cuore per l’economia comasca - dalla chiusura della Italplastic all’odissea dei dipendenti della Matteograssi - ci sono anche voci che portano speranza. Che raccontano come stanno riuscendo a navigare in un mare ancora minaccioso.Ma se chiedi loro come va, ti rispondono: «Non mi lamento».

Eppure da lamentarsi c’è, eccome. Se si va ad affrontare la mole di problemi che spesso hanno il volto sfacciato della burocrazia, per cominciare.

I sogni, se li sono andati a conquistare. Sogni di sopravvivenza, di crescita, di un nuovo mercato da agguantare, di un ordine che a un colosso cinese farebbeun baffo ma qui costistuisce la vita.

Li hanno afferrati da soli, mentre altri cercavano e ancora cercano di portarli via. La Como artigiana, che è la più vivace della Lombardia, resta anche la più ferita. Vale pure per altre realtà, per i piccoli prima di tutto.

I sogni si possono difendere, solo se si svegliano tutti, a partire da coloro che possono ridare fiducia a un Paese trasformando le tante promesse in fatti.n

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