Editoriali / Como città
Martedì 09 Luglio 2013
Il setificio lo insegna
il futuro è a colori
il setificio insegna
un futuro a colori
se il futuro è finalmente a colori e si può scrollare di dosso quel grigio appiccicato dalla crisi, quello dei giovani è un ottimo osservatorio.
Soprattutto se quei giovani stanno compiendo la scelta per il loro domani con e grazie agli adulti: i genitori, gli insegnanti e gli imprenditori.
Se non vogliamo scomodare la solita parola “squadra”, non cambiamo la sostanza e affidiamoci alla tavolozza: per prendere quelle sfumature e farle diventare un’opera capace di catturare gli sguardi di chi passa, ci vogliono molti elementi. Serve il talento, occorre la pratica, l’armonia tra mano, mente, fantasia.
È quanto è accaduto al “Carcano” dopo anni in cui i colori sembravano spariti, come il tessile.
Gli anni bui sono diventati un ricordo ed è una lezione che non si apprende solo guardando le cifre.
Il boom degli iscritti è l’effetto, il segno visibile di qualcosa che - finalmente - è cambiato. E non è l’onda magica e improvvisa di una ripresa, ma un fenomeno che si può riscontrare a Como, a differenza di altri luoghi d’Italia, pur legate al tessile.
Perché l’emergenza tecnici (e creativi, non due termini opposti, ma al contrario uniti oggi più che mai nella formazione) altrove continua ad allarmare: si rischia un giorno sì di riprendere quota, senza però avere personale qualificato per volare. Tutto ciò mentre in altri Paesi si investe nella preparazione dei giovani: un esempio? In Turchia dalle scuole e dalle università l’anno scorso sono usciti 5mila tra periti e ingegneri tessili. Mentre in Italia ci sono scuole che si stanno spegnendo, inesorabilmente.
Perché Como è diversa? Il settore ha pagato pesanti prezzi prima, e così realtà come il Setificio. Il colore della speranza si era andato affievolendo e per riassumere toni decisi ha dovuto attendere anni.
Ha dovuto, prima di tutto, aspettare un incontro. Quello della scuola con le imprese e le associazioni di categoria. Si è capito, e non solo sulla carta, che nelle aule non si potevano trasmettere nozioni che non servivano poi in un mondo in rapida metamorfosi come quello delle aziende. E che, ancora di più, occorreva trasmetterne la passione, che si respira solo toccando e realizzando quei tessuti insieme.
Certo, a fare la differenza ancora una volta sono le persone. Le figure dei presidi, che hanno impresso una svolta, e coloro che nel consiglio direttivo ogni giorno si sono confrontati per ritrovare il filo. Si è saputo diversificare da una parte, per poter affrontare anche altre direzioni, e mantenere una vocazione dall’altra.
Un incontro così contagioso che ha scosso anche una convinzione purtroppo maturata nelle famiglie, tanto da farle desistere dall’iscrivere i loro figli: avanti la laurea, indietro i mestieri. Che poi, non sono strade incompatibili, a maggior ragione oggi.
Le cifre raccontano, ma non bastano. I colori sono i volti sorridenti dei giovani, anche di quelli che hanno finito gli studi e che oggi troviamo con un lavoro negli studi, nelle aziende. Emblematiche due ragazze che poche settimane fa erano a villa Erba, per Comocrea. Raccontavano la felicità di aver e subito ottenuto un posto nel loro settore. Una addirittura prima di aver concluso la scuola; l’altra, chiamata dall’azienda dove aveva effettuato uno stage. La magia degli incontri, a patto di saper credere nei colori insieme.
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