Sono passati i primi cento giorni dall’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi, ma la luna di miele con l’opinione pubblica non si è ancora esaurita. All’orizzonte non si intravedono per il momento nubi minacciose sul suo cammino.
L’opposizione sia di destra che pentastellata è ancora stordita dall’inaspettato successo pieno riportato dal giovane segretario del Pd alle recenti elezioni europee. Berlusconi sarà anche rinfrancato per lo scampato pericolo di vedersi accollare un’altra pena che lo avrebbe consegnato direttamente
alle patrie galere, ma non ha né le forze né le idee né, tanto meno, il tempo davanti a sé per sviluppare un’offensiva capace, come gli è riuscito più volte in passato, di ottenere la rivincita. È sgonfiata anche la minaccia che ha aleggiato sulla testa del Partito democratico di venire spodestato dal Movimento 5 Stelle dal centro della scena politica. Il dissenso interno al suo partito non è stato certo riassorbito, ma si presenta ancora in ordine sparso e si tiene prudentemente sulla difensiva.
Il premier Renzi non può per questo dormire sonni tranquilli, anzi. Il tempo non lavora per lui. Sino ad oggi, e presumibilmente ancora per un poco, l’attesa di un cambiamento capace di far uscire il paese dalle secche in cui si è arenato continuerà a produrre per lui benefici effetti. Se non Matteo Renzi, infatti, chi altri?
La scommessa lanciata sulle riforme deve produrre risultati apprezzabili e in tempi, se non brevissimi come egli aveva promesso all’inizio della corsa, almeno ragionevoli. Altrimenti l’onda del consenso potrebbe ripiegarsi su se stessa e travolgerlo. La decisione irrituale di chiedere ai parlamentari d restare seduti ai loro scranni in tempi consacrati alle ferie estive non risponde solo al calcolo di alimentare la sua fama di politico irruente, ma anche alla preoccupazione che dopo le promesse devono seguire i fatti.
Non a caso, esattamente il calcolo opposto a quello dei dissenzienti interni, degli oppositori esterni dichiarati nonché di quelli formalmente collaborativi (Forza Italia) ma di fatto interessati a logorare l’immagine di un premier che non saprebbero altrimenti come danneggiare. Di poter sbandierare davanti agli occhi dell’opinione pubblica italiana ed estera una prima riforma il presidente del Consiglio Renzi ha un disperato bisogno. Già in sede europea i fautori del rigorismo finanziario,all’ultimo vertice non hanno mancato di esprimere a mezza voce le loro perplessità sulla capacità del baldanzoso premier italiano di far seguire alle parole i fatti.
Ma quel che insidia maggiormente il successo del premier è che, tutto sommato, anche se riesce a portare in porto la riforma del Senato, e magari, subito dopo, anche quella elettorale, siamo ancora agli albori della grande stagione riformistica. Gli italiani cui manca, o minaccia di mancare, il lavoro o il necessario per vivere possono anche apprezzare gli sforzi per smagrire la politica del nostro Paese, ma aspettano ben altro, ed è su questa base che essi esprimeranno alla fine il loro giudizio sul suo operato.
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