Ieri sera si è diffuso un certo sollievo nelle sedi di Forza Italia dove si attendeva con ansia il verdetto del Tribunale di sorveglianza di Milano, chiamato a decidere come e dove Silvio Berlusconi andrà a scontare l’anno residuo (in realtà poco più di dieci mesi) di pena inflittagli con la condanna per frode fiscale.
Questo ottimismo si è materializzato quando la Procura milanese ha dato il via libera all’assegnazione in prova del condannato ai servizi sociali, che è l’alternativa “soft” agli arresti domiciliari, i più temuti dall’ex Cavaliere. Si intuisce dunque, e comunque così sperano i berlusconiani, che al fondatore verrà usato più di un riguardo con questa sentenza, e che gli obblighi che da essa deriveranno saranno abbastanza lievi, tanto da consentire una certa, ancorché limitata, agibilità politica, soprattutto ora che si apre la campagna elettorale per le europee. Con i servizi sociali, per Berlusconi che è un settantasettenne, non ci sarebbero molti obblighi e nemmeno tante restrizioni, e dunque questa sarebbe la soluzione considerata ad Arcore di maggiore buon senso.
Naturalmente quanto andiamo scrivendo su una sensazione che comunque c’è ed è confermata anche da fonti autorevoli, potrebbe essere smentito all’atto del deposito della sentenza, quando cioè sapremo davvero la decisione dei giudici, cosa che potrà accadere al massimo entro un paio di settimane. Quest’ultima circostanza, la tempistica cioè, non è naturalmente ininfluente: considerato che entro mercoledì dovranno essere presentate le liste per le europee, è evidente che la decisione dei giudici sarà determinante per sapere come Berlusconi potrà organizzare le truppe (che lui comunque non potrà guidare) e se per esempio davvero farà scendere in campo un figlio oppure no. Ma non si sa se i giudici terranno conto di questa necessità di partito.
In ogni caso Forza Italia non dovrebbe “scatenare l’inferno” come l’altroieri Berlusconi aveva minacciato – poi smentendolo, ovvio –quando il timore di un giudizio più severo e il rischio dei domiciliari era molto più consistente di quanto non sia oggi. Siamo pronti a scommettere che per questa ragione il sollievo sarà condiviso con gli azzurri anche nelle stanze più segrete del Quirinale e di Palazzo Chigi: sia Napolitano che Renzi sanno infatti che il percorso riformatore appena iniziato e già di fronte ai primi scogli, ha bisogno di un Berlusconi collaborativo, non furioso e tantomeno relegato in casa nell’impossibilità fisica di far sentire la propria voce e di guidare in qualche modo il suo partito.
Solo il fondatore di Forza Italia ha il potere di tenere relativamente unito un partito che senza di lui rischia moltissimo, non solo il declassamento elettorale al terzo posto dello schieramento ma addirittura l’implosione. E invece di FI c’è bisogno, servono quei voti al Senato per far passare l’Italicum e il superamento dell’assemblea di palazzo Madama. Un Berlusconi debole e collaborativo è ciò di meglio Renzi si possa augurare.
Se i giudici insomma decideranno davvero di mandare qualche volta Silvio tra i suoi coetanei per tirar loro su il morale, sarà la decisione più utile alla sopravvivenza della legislatura e ad un semestre italiano relativamente sereno.
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