Riprendono dopo domani a Como i “mercoledì del Cittadino”. È una bellissima iniziativa ideata e realizzata da quasi tutti gli uffici pubblici per venire incontro alle esigenze dei cittadini. In pratica al mercoledì gli sportelli osservano l’orario continuato rimanendo aperti anche nella pausa pranzo così chi lavora o ha impegni non deve chiedere permessi speciali per sbrigare le pratiche.
Vogliamo, però, riconoscere che se davvero si vuole stare dalle parte della gente non bisogna fare il “mercoledì” ma la “settimana” del cittadino? Occorre ribaltare la prospettiva: tutti i giorni al servizio dei cittadini e, al massimo, un giorno di minore impegno per i dipendenti pubblici.
La bella iniziativa comasca potrebbe costituire un buon punto di partenza per il resto del Paese ed essere presa come modello per la riforma della Pubblica amministrazione presentata dal governo e presto in discussione in Parlamento.
Dopo la pausa per le festività natalizie, l’iniziativa riparte appunto questo mercoledì, 14 gennaio.
Già si noti che con una sensibilità un po’ statale la ripresa non è avvenuta al primo mercoledì dopo l’Epifania (sarebbe stato giusto il 7 gennaio) ma molto più comodamente in quello della settimana successiva. Davvero bella questa iniziativa comasca e fa onore al sistema pubblico del nostro territorio che vanta esperienze di assoluta eccellenza. A Como e dintorni possiamo davvero abbandonare lo stereotipo dell’impiegato pubblico fannullone. Il problema, però, c’è anche qui. Eccome.
Intanto la dislocazione degli uffici pubblici con il Comune, la Provincia e l’Asl: ciascuno ha più sedi per i vari servizi costringendo la gente a girovagare per la città. Poi c’è il problema degli orari di apertura: una vera e propria giungla dalla quale è difficile uscirne sani di mente. Nessuno, salvo un moderno Pico della Mirandola, è in grado di tenerli tutti a mente tanto sono diversi e differenziati a seconda dei giorni. Ci sono poi alcuni uffici che davvero sembrano riproporre la simpatica signorina Cesaroni di “Avanzi” con la sua “pizza di fango del Camerun” che batteva la valutazione della Lira e il suo motto per l’apertura dell’ufficio “Dalle otto alle otto... Cogli l’attimo”.
E c’è il grande problema del raccordo tra gli uffici: invece di prendersi cura loro della pratica, costringono il povero cittadino ad andare a caccia degli sportelli e a fare una fila dopo l’altra magari solo per pagare un bollettino. Non sarebbe più corretto e rispettoso per tutti che il primo ufficio pubblico in cui si arriva per una pratica se ne prenda carico e la smisti direttamente a tutti gli altri sportelli che devono pronunciarsi per un parere, per un timbro, per una quietanza? Insomma, fateci pagare i servizi - che già dovrebbero essere assicurati con il pagamento delle tasse - ma poi trattateci con la dignità di cittadini non con il disprezzo che si ha verso i sudditi.
Il rispetto del cittadino e delle sue esigenze non deve valere per un giorno soltanto. Deve esserci sempre.
Si ribalti davvero la prospettiva: tutti i giorni con gli orari d’apertura che tengono conto delle esigenze della gente, soprattutto di chi lavora, e un giorno alla settimana, oltre la domenica, con un minore carico per i dipendenti pubblici.
Sarebbe davvero una grande rivoluzione: gli uffici pubblici che si organizzano in funzione delle esigenze dei cittadini e non dei turni degli impiegati. I sindacati dovrebbero favorire questa svolta perché aumenterebbe il gradimento del settore pubblico nell’opinione pubblica, farebbe risparmiare un sacco di tempo e di soldi alla gente e alle imprese. E perché i clienti di questa immensa azienda che è la Pubblica amministrazione in fondo siamo tutti noi, i cittadini.
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