In viale Varese
parcheggia la politica

Quella del parcheggio è anche una metafora della politica. Quante volte avete sentito parlare di voti in parcheggio? Consensi messi lì che magari prima o poi tornano indietro, un po’ come quelli andreottiani in “libera uscita” pronti a rientrare nell’accogliente casermone democristiano. Allora non è che per caso serve un parcheggio anche per quel strabiliante 44% portato a casa (magari un po’ a sua insaputa) dal Pd di Como città nell’ultima elezione utile, per le Europee? Magari si potrebbe lasciare lì anche una parte delle schede tributate al sindaco

Lucini nel 2012. Forse, se c’è un parcheggio sufficiente a tenerle tutti ed evitare che scappino via potrebbe essere quello sotto le mura in viale Varese, opera che contende al monumento di Libeskind il primato della discussione in città. Un progetto per le auto sepolte a ridosso del centro storico di cui si parlò anche negli anni ’80, in verità con altri obiettivi rispetto agli attuali, ma poi non se ne fece nulla. Adesso la faccenda è tornata a galla, non senza qualche ragione a sostegno. Due su tutte: Como deve essere città turistica senza se e senza ma. Perché è baciata da natura e arte che l’hanno preservata dal rischio di diventare quella Bella addormentata paventata non a torto alcuni lustri fa da un direttore di questo quotidiano. Bellezza e arte vanno mantenute e supportate.

I parcheggi vicino al centro e al lago, le zone più appetite da chi sceglie la città come meta di gite e vacanze, sono importanti come gli alberghi, i ristoranti e i negozi. La seconda ragione a supporto del parcheggio di viale Varese come di altri da realizzare eventualmente in zone strategiche della convalle, è economica. I posteggi sono una fonte di reddito. Senza scomodarsi ed andare fino a San Fermo-ospedale, basta dare una sbirciata a quello del Valduce, collocato proprio sul lato opposto della Città Murata rispetto a viale Varese.

Un parcheggio, insomma, può diventare anche un’opportunità politica, considerati i soggetti in campo e il blocco economico-sociale che gravita attorno al turismo e al commercio e che ha dato fiducia a Lucini sperando in una rapida soluzione del devastante pasticcio paratie.

Ecco perché, visto che il 2017 e il rinnovo dell’amministrazione comunale sono più vicini di quanto si pensi, sarebbe opportuno che il Pd facesse valere il suo 44% senza correre il rischio di diventare subalterno ad altre forze politiche che vedono nell’intervento di viale Varese solo i rischi di un aumento del traffico veicolare in convalle e continuano a cavalcare, legittimamente, l’utopia delle aree di sosta periferiche sempre però snobbate da coloro che arrivano a Como e si aspettano di trovare offerte di parcheggio simili a quelle delle altre città turistiche, dove i veicoli non si depositano certo in periferia.

Dal partito di maggioranza relativa, però, giungono i consueti segnali di non unità. Del resto, a Roma come a Como, le divisioni sembrano un marchio di fabbrica. Ormai la sigla del Pd potrebbbe essere decrittata con “Partito diviso”. Però varrebbe la pena di valutare anche l’opportunità politica (per tacere di quella legata all’occupazione che deriva di un intervento di questa portata), oltre che i soliti interessi molti autoreferenziali. Senza parcheggi, infatti, alcuni voti potrebbero ripartire alla ricerca di vecchi o nuovi approdi.

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